lunedì 17 novembre 2014

P. K. Dick: Preghiera



Nel mondo senza uscite di LABIRINTO DI MORTE (1968) è lecito dubitare della semplice preghiera “che non sia sorretta dall’elettricità”, “perché una preghiera abbia effetto, deve essere trasmessa elettronicamente tramite il collegamento radio ai mondi divini.” Così come in uno dei primi romanzi OCCHIO NEL CIELO (1955) più che oggetto di dubbio la preghiera è un’usanza arcaica , superata dalla modernità “E’ nostro compito, e che compito, garantire la struttura elettronica fondamentale della comunicazione. Abbiamo dei tecnici… come te. Abbiamo degli eccellenti consulenti semantici, e psicologi della ricerca molto preparati. Tutti insieme dobbiamo affrontare questo problema basilare dell’esistenza umana: mantenere in piena efficienza il collegamento fra Terra e Cielo. (…) Anche se certamente tu lo sai già, te lo ripeterò. Nei tempi antichi, prima che la comunicazione venisse sottoposta a una rigorosa analisi scientifica, esisteva una gran quantità di sistemi più o meno empirici. Sacrifici umani, tentativi di attirare l’attenzione di Dio stuzzicandogli il naso e il palato. Molto rozzo e molto antiscientifico, come la preghiera a voce alta e l’esecuzione di inni, tutti sistemi ancora praticati dalle classi meno evolute. Bene lasciamo che intonino i loro inni e recitino le loro preghiere.” Ma il bisogno di pregare nel rapporto con ciò che non si conosce è inestinguibile; di fronte all’androide di ABRAMO LINCOLN ANDROIDE (1962) i suoi costruttori rimangono sbalorditi nell’osservare la reazione della gente, “c’era quasi da credere che avessimo creato Dio, o qualcosa del genere; stavano pregando sul serio, e un paio di vecchiette si sono fatte il segno della croce.” E infine se dovessimo rimanere stupiti anche noi come Lars Powderdry di MR. LARS SOGNATORE D’ARMI (1964) al rifiuto dell’amante Maren Vena di andare a cena con lui perché doveva andare a pregare “Voglio andare in chiesa ad accendere una candela e a pregare. Cosa c’è di strano?” Può venirci in aiuto l’orante del racconto di Kafka, ‘Descrizione di una battaglia’, che ci spiega come “Si temono parecchie cose: che la materialità possa scomparire, che gli uomini siano davvero come appaiono nel crepuscolo, che non sia lecito camminare senza bastone, che forse sarebbe bene andare in chiesa e pregare gridando per essere guardati e diventar concreti.” In fondo, a ben guardare, le stesse preoccupazioni di Philip K. Dick.

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