giovedì 27 novembre 2014

Antonello Silverini: Dottor futuro


Un’inquietante maschera a forma di uccello copre la parte superiore del dottore del futuro, o meglio, del dottore che si avventura nel futuro. E’ una maschera che richiama quelle antiche, medievali dei medici che si aggiravano nei territori infestati dalla peste. Al posto del cuoio il metallo e a proteggere gli occhi vetri oscurati simili agli occhialini dei saldatori. Un cilindro, una tuba rigida semi arrugginita in testa, un grigio soprabito e la tipica borsa da medico ai suoi piedi, lasciata un po’ discosta per terra. Con una grossa bussola in tasca egli è pronto per avventurarsi verso la nuova frontiera del futuro, un futuro che sa di passato, con gli indiani sotto forma di tanti duplicati di indianino di plastica. Un leggero grigiore plumbeo avvolge il paesaggio, piatto, senza prospettiva, senza futuro verrebbe da dire, e il medico, il cerusico o anche, se si vuole, lo stregone è pronto per affrontare la battaglia di sempre, la lotta contro la peste che dall’inizio dei tempi assilla l’essere umano, la morte. Questa immagine ieratica, composta, salda nella sua volontà di dare battaglia, che sembra indifferente alle innumerevoli sconfitte patite, reclama una particolare attenzione. Dietro la maschera grottesca si intravede un viso impiegatizio, dalle orecchie grandi simili a quelle di Franz Kafka, il Kafka del ministero degli infortuni. Le braccia piccole e le mani che quasi non fuoriescono dalle maniche. E quella grossa bussola che quasi non sta nella tasca. E’ qui che sta la chiave di volta di questa tetra, ma ‘felice’ copertina, in questa saturnale figura in posa, statica, immobile nonostante che pretenda di voler apparire come una figura in viaggio. In realtà figura dell’immobilità e dell’impossibilità di procedere verso un qualunque posto, men che meno nel futuro, quel tempo malato e forse ormai irrimediabilmente morto.

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