Un giallo, anche se il colore di fondo della copertina è
un marrone, una terra ocra; in evidenza una figura di profilo che richiama
l’immagine dell’investigatore privato, l’occhio indiscreto di tanti romanzi
hard boiled e non certo un protagonista della science-fiction e tanto meno del
fantasy, a cui questo romanzo potrebbe, con una certa superficialità, essere
accostato. La città sostituita è una
città di cartone, in piena luce sulla prima di copertina, oscurata nella
quarta. Il protagonista l’attraversa, correndo; la luce cade dall’alto e il
cappello getta ombra sulla parte superiore del viso, quasi a farne una
maschera, a oscurarne l’identità. Ma le ombre finiscono lì, non proseguono
sulle case e non si allargano sul terreno. L’unica altra ombra è quella scura
compatta che avvolge l’intera pagina retrostante. La città da ‘restituire’,
nella bella definizione che le dà Carlo Pagetti nell’introduzione, non è poi
diversa da quella fittizia, in piena luce. Quinte fasulle le une e le altre. Il
tema è lui, il personaggio, enigma a se stesso, frustrato investigatore della
propria identità, sempre più disperatamente consapevole “che il ‘reale’ da lui
ricercato è fatto di illusioni, apparenze, scenari artificiali” e nient’altro.
Inquietante copertina, nella sua apparente semplicità e azzeccatissima nella
sua marcata estraneità all’immaginario iconografico del genere.
Venerdì 5 dicembre la copertina di "Menzogne S.P.A."
Venerdì 5 dicembre la copertina di "Menzogne S.P.A."
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