giovedì 13 novembre 2014

P. K. Dick: Autismo


Manfred Steiner è un bambino autistico che si trova nel campo per bambini anormali Ben Gurion nella colonia Nuova Israele su Marte.  C’è il rischio della chiusura del campo con la conseguente soppressione dei bambini. E’ questo il fattore scatenante nel romanzo NOI MARZIANI (1962) che causerà uno dei pochi suicidi riusciti (il padre di Manfred) dei tantissimi tentati o solo pensati nell’intera opera dickiana; oltre alla morte di uno dei più importanti tra i personaggi pubblici di Marte e tutta una serie di piccole e grandi tragedie personali  concatenate tra loro. Eppure l’autismo è proprio il massimo dell’isolamento di un individuo nei confronti del mondo degli altri. “Il vero autismo, si era detto Jack, è in ultima analisi uno stato di indifferenza per le iniziative della collettività; è un’esistenza privata, portata avanti come se l’individuo fosse il creatore di tutti i valori invece che il semplice depositario dei valori ricevuti.”  Ma la visione di Manfred non è rivolta solo al suo interno, non è una fuga dalla realtà, è piuttosto una restrizione della visione della realtà, “e la parte che vede è una parte terribile: la realtà nel suo aspetto più ripugnante.”  Putrio è l’unica parola che Manfred usa  per commentare i suoi disegni di palazzi cadenti e in rovina. La putritudine che troverà nel Kipple di MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE ELETTRICHE? (1966) la sua più precisa e agghiacciante descrizione, “il disordine finale di tutte le forme, l’assenza totale che avrebbe trionfato.”  E’ questo che vede Manfred in una sorta di terribile preveggenza. “La sua sofferenza è come la nostra, come quella di ogni altra persona. Ma in lui è peggiore, poiché lui ha la precognizione, che noi non abbiamo. E’ una conoscenza terribile, per chi la possiede.”

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