Manfred
Steiner è un bambino autistico che si trova nel campo per bambini anormali Ben
Gurion nella colonia Nuova Israele su Marte.
C’è il rischio della chiusura del campo con la conseguente soppressione
dei bambini. E’ questo il fattore scatenante nel romanzo NOI MARZIANI (1962) che causerà uno dei pochi suicidi riusciti (il
padre di Manfred) dei tantissimi tentati o solo pensati nell’intera opera
dickiana; oltre alla morte di uno dei più importanti tra i personaggi pubblici
di Marte e tutta una serie di piccole e grandi tragedie personali concatenate tra loro. Eppure l’autismo è
proprio il massimo dell’isolamento di un individuo nei confronti del mondo
degli altri. “Il vero autismo, si era
detto Jack, è in ultima analisi uno stato di indifferenza per le iniziative
della collettività; è un’esistenza privata, portata avanti come se l’individuo
fosse il creatore di tutti i valori invece che il semplice depositario dei
valori ricevuti.” Ma la visione di
Manfred non è rivolta solo al suo interno, non è una fuga dalla realtà, è
piuttosto una restrizione della visione della realtà, “e la parte che vede è una parte terribile: la realtà nel suo aspetto
più ripugnante.” Putrio è l’unica
parola che Manfred usa per commentare i
suoi disegni di palazzi cadenti e in rovina. La putritudine che troverà nel
Kipple di MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE
PECORE ELETTRICHE? (1966) la sua
più precisa e agghiacciante descrizione, “il
disordine finale di tutte le forme, l’assenza totale che avrebbe trionfato.” E’ questo che vede Manfred in una sorta di
terribile preveggenza. “La sua sofferenza
è come la nostra, come quella di ogni altra persona. Ma in lui è peggiore,
poiché lui ha la precognizione, che noi non abbiamo. E’ una conoscenza
terribile, per chi la possiede.”
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