Esistono diverse forme di
paure: la paura che ti fa confrontare con la realtà costringendoti a prendere
delle decisioni, che però non sempre possono essere facilmente trasmesse agli
altri, come nel racconto del 1954 COLAZIONE
AL CREPUSCOLO “Tim non riusciva a
rispondere. Loro non avrebbero capito, perché non avrebbero voluto capire. Non
avrebbero voluto sapere. Avevano solo desiderio di essere rassicurati. Lo
leggeva nei loro occhi. Paura. Miserabile, patetica paura. Avevano la
sensazione di qualcosa di orribile… e avevano paura. Scrutavano il suo viso in
cerca di aiuto. In cerca di parole di conforto. Di parole che avrebbero
scacciato la loro paura.” C’è la paura che annichilisce, impedendo
l’azione, impedendo di vivere una vita degna di chiamarsi tale: “La paura può portare a commettere più
errori dell’odio o dell’invidia. Se hai paura, non ti butterai mai
completamente nelle braccia della vita. La paura ti spinge sempre a frenarti in
qualcosa.” SCORRETE LACRIME, DISSE
IL POLIZIOTTO (1970). E c’è una paura che fa correre all’indietro la
lancetta del tempo, quasi a ripercorrere a ritroso la strada dell’evoluzione: “La paura lo privò della sensazione di
essere umano, di essere un uomo. Non era una paura umana quella, era la paura
di un piccolo animale. Lo rigettò indietro, trasportandolo in ere passate,
Sradicò dal presente il suo io, il suo essere. Dio, pensò Joe, la paura che sto
provando è una paura vecchia di milioni di anni.” GUARITORE GALATTICO (1967). E la paura dell’esistenza in sé, quella
che ci portiamo dietro fin dalla nascita, inseparabile compagna della vita: “Quando considero il breve arco della mia
vita, inghiottito nell’eternità che lo precede e lo segue, il minuscolo spazio
che io occupo, o addirittura vedo, sprofondo nell’immensità senza fine di spazi
che non conosco. E che non mi conoscono, provo paura.” (…) “Era paura come
condizione esistenziale assoluta: la base stessa della sua vita. Era stato
separato, strappato via da una qualche fusione che noi non potevamo immaginare…
almeno in quel momento.” L’ANDROIDE
ABRAMO LINCOLN (1962). E infine la paura delle creature inermi, che
vorrebbero potersi esprimere, e patire, come gli umani, ma non possono: ROOG racconto del 1953 “Parla della paura; parla della lealtà;
parla di un’oscura minaccia e di una brava creatura che non riesce a comunicare
a coloro che ama la consapevolezza di quella minaccia.” (Philip. K. Dick).
Nessun commento:
Posta un commento