"L'opera è qualcosa di più dell'opera:
il soggetto che scrive fa a sua volta
parte dell'opera."
Michel Foucault
Ho provato, nelle quindici puntate precedenti, a
sondare alcuni possibili percorsi da intraprendere per cominciare a orientarsi
nell’intricata materia mentale dell’Esegesi dickiana. ‘Autolavaggio
spirituale’, ‘montagna di spazzatura’, comunque la si voglia definire questo
enorme lavorio intellettuale che Dick ha partorito nelle notti che dalla sua
esperienza del 2.3.74 proseguiranno fino alla sua morte nel marzo del 1982,
difficilmente possono essere liquidate come farneticazioni di una mente
psicotica o in preda alle allucinazioni derivate da farmaci e droghe.
Comparando questo enorme flusso di coscienza narrativa con le sue opere risulta
impossibile non vederne i forti intrecci che li legano assieme. Quella
narrativa che Antonio Caronia non ha esitato a definire, senza mezzi termini,
filosofica è un dispositivo capace di interrogarci sull’oggi più di quanto
facciano tanti discorsi più propriamente filosofici. Come ha scritto Michel
Foucault: “L’uomo di lettere, colui che
scrive, nella nostra società, è come il folle del re; perché, dopo tutto, che
cos’è la letteratura? Un uomo di lettere, un romanziere, inventa una storia,
non racconta la storia, non dice le cose, dice qualcosa che non esiste, parla
nel vuoto. Tuttavia la parola letteraria è fatta per svelare qualcosa che la
pesante gravità dei nostri discorsi filosofici non può dire, e questo qualcosa
è una specie di verità al di sotto della verità. Sapete bene, dopo tutto, che
il destino degli uomini è stato descritto meglio da un romanziere o da un uomo
di teatro che non da filosofi e scienziati”. Una verità sotto la verità,
quella che ci governa, che agisce nelle nostre vite, nei nostri corpi. Scrivere
per la verità, come ha dichiarato di fare lo stesso Dick, comporta vivere una
vita senza protezioni, utopiche o trascendentali che siano; significa oggi, in
un mondo, un po’ troppo frettolosamente definito come disincantato, attrezzarsi
per costruirci una sorta di ‘materialismo dalle spalle larghe’, un materialismo
paradossalmente spirituale. E Dick è uno di quegli artigiani, che sembrano
provenire dal futuro per rifornirci degli strumenti necessari a far si che al
nostro presente non succeda di regredire nel passato come tragicamente succede
nel mondo di Ubik. La funzione dell’autore, o meglio, la funzione-autore (è lo
stesso Dick che dubita si possa parlare dell’esistenza dell’autore in quanto
tale) sembra essere proprio questa:
rendere conto delle proprie esperienze, per Dick quella cosiddetta ‘mistica’
del 2.3.74, (ma per altri possono valere diverse esperienze limite o vissute
come tali) sapendo che sarà un tentativo fallimentare ma che comunque deve
essere fatto. Perché questo è l’unico modo per ottenere un mutamento spirituale
per essere capaci di crescere cambiando. Che Philip K. Dick nell’ultima fase
della sua vita si sia fatto prendere da manie religiose è un favola; il
religioso, la fuga dalla realtà, la trascendenza consolatoria alligna in tanti
contesti, anche in quelli reputati più laici, di quanto non sembri. Ma proprio
in questa mole di interrogativi, di messa in discussione dei propri credi,
delle proprie e altrui teorie, esaltazioni di risposte trovate e delusioni
conseguenti, si tocca con mano la capacità e il coraggio di avere un rapporto
con la realtà, nella coscienza che per quanto illusoria questa possa essere, i
suoi effetti su di noi sono indiscutibilmente reali. Scetticismo e pragmatismo
sono indubbiamente inscindibili in Dick. Non c’è nessun ‘pacco’ di cose inutili in Dick; che ci piaccia o no
continuiamo (pur se spesso a nostra insaputa) a interrogarci sul senso, sul
significato e il destino della nostra vita. È un’interrogazione destinata al
fallimento, ma senza questo fallimento continuo, la vita cessa di esistere.
Si interrompe qui questa prima parte di questo lavoro, si riprenderà a SETTEMBRE con un "Indice analitico ragionata dell’Esegesi". Un elenco di voci che
cercheranno di mettere in evidenza alcuni tra i temi più importanti che
attraversano l’Esegesi: amore,
arborizzazione, campo, causalità, computer, conoscenza, Dio, entropia,
esperienza, evento, evoluzione, fantascienza, figura/sfondo, film, filosofia,
futuro, identità, informazione, labirinto, libertà, logos, marxismo, memoria,
mimetismo, misteri, ologramma, paradosso, psicosi, realtà, sofferenza, sordo,
tempo, verità e forse qualcun altro ancora.
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