giovedì 20 aprile 2017

Spaesamento



"-Qualcosa non va- affermò Ragle.
-Non dico in te, in me o in altre persone.
Dico in generale.- -Il tempo- citò Ragle
è fuor di sesto.-"
Tempo fuor di sesto (1958) 

“Eccolo. Impresso a caratteri neri sulla carta giallastra. Lo sfiorò con le dita, muovendo le labbra in silenzio. Avevano chiamato suo padre Donald anziché Joe. E l’indirizzo era sbagliato. Il 1386 di Fairmount Street invece del 1724 di Pine Street. Il nome di sua madre era indicato come Sarah Barton, mentre era Ruth. C’era tuttavia la cosa fondamentale. Theodore Barton, del peso di tre chili e mezzo, venuto alla luce al Country Hospital. Anche questo era sbagliato però. Era una notizia alterata, distorta. Ogni cosa era stata deformata.” LA CITTA’ SOSTITUITA (1953)
Piccole cose, dettagli, particolari che non quadrano. Sono questi i sintomi di una malattia che ha per oggetto il mondo in cui viviamo; che dovrebbe avere un aspetto che ci rassicura, ci conferma e che invece all’improvviso apre delle crepe, piccole fessure da cui sembrano trasparire scenari inconsueti o incoerenti. Lo sfondo in cui si colloca il nostro operare non sembra essere più lo stesso. Non più ovvio.
“Tutto sembrava sotto controllo. Sembrava… ma c’era qualcosa che non andava. Hamilton ne era convinto. Dentro di lui c’era la netta, sgradevole sensazione che qualcosa di importante fosse fuori posto.” L’OCCHIO NEL CIELO (1955)
“Avanzò lentamente ed entrò nell’ufficio interno. L’ufficio era stato cambiato. Ne ero certo. Alcune cose erano state alterate, mutate, riordinate in altro modo. Niente di ovvio, niente su cui potesse puntare il dito. Ma sentiva che era qualcosa di diverso.”  SQUADRA RIPARAZIONI racconto (1954).
“-Sono in un mondo sfasato- pensò. –Le cose stanno diventando strane.-“ DIVINA INVASIONE (1980)
Ma la cosa più inquietante in tutto questo è che i meccanismi di difesa, le strategie per riconquistare l’ovvio della vita, cioè l’abitudine delle cose consolidate, che sono così perché sono sempre state così, sembra essere in definitiva solo una strategia volta più a riconquistare l’illusione della realtà che la realtà vera e propria.
“Quello che mi spaventava a questo punto, pensò, è guardare fuori dalla finestra del mio appcon discreto e defilato e vedere l’uomo di Pechino che passeggia sul marciapiede, non da solo ma accompagnato da altri come lui.                                                                           Decise di non guardare, tanto per restare al sicuro. Di non affacciarsi per un po’. Invece si concentrò su quel che restava della sua colazione, per quanto insipida fosse diventata. Un compito da niente, ma familiare; lo aiutava a ripristinare la qualità simmetrica della realtà.” SVEGLIATEVI DORMIENTI (1963)
Il familiare non è la certezza del vero, è solo la consuetudine dell’abitudinario. Una diga, una barriera nei confronti di una realtà incerta, non scontata che incombe e può esondare.
“Sentiva in testa voci che cantavano sonore: una musica tremenda, come se la realtà che lo circondava fosse inacidita. Ora ogni cosa – le automobili veloci, i due uomini, la sua stessa auto con il cofano alzato, l’odore dello smog, la luce luminosa e calda del mezzogiorno – tutto era diventato rancido, come se il suo mondo si fosse tutto putrefatto. Non tanto divenuto all’improvviso, a causa di tutto ciò, pericoloso o spaventoso, ma piuttosto come se fosse nell’atto di marcire, sprofondare alla vista al suono all’odore. Sentiva voglia di vomitare, e chiuse gli occhi e rabbrividì.” SCRUTARE NEL BUIO (1973)
Il mondo non più appaesato non è un mondo falso, distorto, ma è al contrario il mondo che torna ad essere se stesso. L’umano che lo abita e lo rende abitabile deve sforzarsi e concentrarsi per farlo rimanere così come siamo abituati che sia.
“Avvertì il vuoto in modo ancora più acuto, perché attorno a lui ogni cosa era deteriorata.”
“Dove sono? Fuori dal mio mondo, dal mio spazio e dal mio tempo.”
“Questa condizione ipnagogica. La capacità di concentrazione diminuisce e prevale uno stato crepuscolare; il mondo visto semplicemente sotto i suoi aspetti simbolici, archetipici, del tutto confuso con il materiale inconscio. Tipico del sonnambulismo provocato dall’ipnosi. Devo smetterla con questo scivolare in mezzo alle ombre; rimettere a fuoco la concentrazione e quindi ristabilire il centro dell’ego.” LA SVASTICA SUL SOLE (1961)

"-C'è qualcosa che non va- disse Barton, scosso.
Cominciò a tremare. -C'è qualcosa di orribilmente sbagliato.-"
Tornando a casa  racconto (1959) 

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