"-Qualcosa non va- affermò Ragle.
-Non dico in te, in me o in altre persone.
Dico in generale.- -Il tempo- citò Ragle
è fuor di sesto.-"
Tempo fuor di sesto (1958)
“Eccolo.
Impresso a caratteri neri sulla carta giallastra. Lo sfiorò con le dita,
muovendo le labbra in silenzio. Avevano chiamato suo padre Donald anziché Joe.
E l’indirizzo era sbagliato. Il 1386 di Fairmount Street invece del 1724 di
Pine Street. Il nome di sua madre era indicato come Sarah Barton, mentre era
Ruth. C’era tuttavia la cosa fondamentale. Theodore Barton, del peso di tre
chili e mezzo, venuto alla luce al Country Hospital. Anche questo era sbagliato
però. Era una notizia alterata, distorta. Ogni cosa era stata deformata.” LA CITTA’ SOSTITUITA (1953)
Piccole cose, dettagli,
particolari che non quadrano. Sono questi i sintomi di una malattia che ha per
oggetto il mondo in cui viviamo; che dovrebbe avere un aspetto che ci
rassicura, ci conferma e che invece all’improvviso apre delle crepe, piccole
fessure da cui sembrano trasparire scenari inconsueti o incoerenti. Lo sfondo
in cui si colloca il nostro operare non sembra essere più lo stesso. Non più
ovvio.
“Tutto
sembrava sotto controllo. Sembrava… ma c’era qualcosa che non andava. Hamilton
ne era convinto. Dentro di lui c’era la netta, sgradevole sensazione che
qualcosa di importante fosse fuori posto.” L’OCCHIO
NEL CIELO (1955)
“Avanzò
lentamente ed entrò nell’ufficio interno. L’ufficio era stato cambiato. Ne ero
certo. Alcune cose erano state alterate, mutate, riordinate in altro modo.
Niente di ovvio, niente su cui potesse puntare il dito. Ma sentiva che era
qualcosa di diverso.” SQUADRA RIPARAZIONI racconto (1954).
“-Sono
in un mondo sfasato- pensò. –Le cose stanno diventando strane.-“ DIVINA INVASIONE (1980)
Ma la cosa più inquietante
in tutto questo è che i meccanismi di difesa, le strategie per riconquistare
l’ovvio della vita, cioè l’abitudine delle cose consolidate, che sono così
perché sono sempre state così, sembra essere in definitiva solo una strategia
volta più a riconquistare l’illusione della realtà che la realtà vera e
propria.
“Quello
che mi spaventava a questo punto, pensò, è guardare fuori dalla finestra del
mio appcon discreto e defilato e vedere l’uomo di Pechino che passeggia sul
marciapiede, non da solo ma accompagnato da altri come lui.
Decise di non guardare, tanto per restare al sicuro. Di non affacciarsi
per un po’. Invece si concentrò su quel che restava della sua colazione, per
quanto insipida fosse diventata. Un compito da niente, ma familiare; lo aiutava
a ripristinare la qualità simmetrica della realtà.” SVEGLIATEVI DORMIENTI (1963)
Il familiare non è la
certezza del vero, è solo la consuetudine dell’abitudinario. Una diga, una
barriera nei confronti di una realtà incerta, non scontata che incombe e può
esondare.
“Sentiva
in testa voci che cantavano sonore: una musica tremenda, come se la realtà che
lo circondava fosse inacidita. Ora ogni cosa – le automobili veloci, i due
uomini, la sua stessa auto con il cofano alzato, l’odore dello smog, la luce
luminosa e calda del mezzogiorno – tutto era diventato rancido, come se il suo
mondo si fosse tutto putrefatto. Non tanto divenuto all’improvviso, a causa di
tutto ciò, pericoloso o spaventoso, ma piuttosto come se fosse nell’atto di
marcire, sprofondare alla vista al suono all’odore. Sentiva voglia di vomitare,
e chiuse gli occhi e rabbrividì.” SCRUTARE NEL BUIO (1973)
Il mondo non più appaesato
non è un mondo falso, distorto, ma è al contrario il mondo che torna ad essere
se stesso. L’umano che lo abita e lo rende abitabile deve sforzarsi e
concentrarsi per farlo rimanere così come siamo abituati che sia.
“Avvertì
il vuoto in modo ancora più acuto, perché attorno a lui ogni cosa era
deteriorata.”
“Dove
sono? Fuori dal mio mondo, dal mio spazio e dal mio tempo.”
“Questa
condizione ipnagogica. La capacità di concentrazione diminuisce e prevale uno
stato crepuscolare; il mondo visto semplicemente sotto i suoi aspetti
simbolici, archetipici, del tutto confuso con il materiale inconscio. Tipico
del sonnambulismo provocato dall’ipnosi. Devo smetterla con questo scivolare in
mezzo alle ombre; rimettere a fuoco la concentrazione e quindi ristabilire il
centro dell’ego.” LA
SVASTICA SUL SOLE (1961)
"-C'è qualcosa che non va- disse Barton, scosso.
Cominciò a tremare. -C'è qualcosa di orribilmente sbagliato.-"
Tornando a casa racconto (1959)
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