Nel racconto INVASIONE OCULARE del 1953 il
protagonista leggendo un romanzo in cui si parla dell’invasione aliena della
Terra rischia di lasciarsi suggestionare a tal punto da non distinguere più la
finzione dalla realtà. Terrorizzato abbandona la lettura e trova la quiete
unendosi alla moglie e ai figli nel gioco del Monopoli. Tutt’altro che
rassicurante, nel racconto del 1955 YANCY,
che servirà di base per il romanzo LA
PENULTIMA VERITA’ (1964), il Kriegspiel “scacchi
giocati su due scacchiere. Ogni giocatore ne ha una, coi suoi pezzi, ma non
vede l’altra. C’è un arbitro che le vede entrambe, e avvisa ciascun giocatore
quando un suo pezzo è stato mangiato, appena lui ne ha mangiato uno
all’avversario, o si è mosso in una casella occupata, o ha fatto una mossa
impossibile, o ha dato scacco, o è sotto scacco. (…) Ciascun giocatore deve
dedurre lo schieramento avversario. Gioca alla cieca (…) I Prussiani
insegnavano in questo modo la strategia si loro ufficiali. E più che un gioco è
una specie di lotta libera su scala cosmica.” Ma anche il Monopoli può
essere visto come un gioco pericoloso soprattutto nella variante aliena di
Ganimede, nel racconto IL GIOCO DELLA GUERRA (1959), in cui
vince chi perde e che ha il subdolo scopo di inculcare il desiderio della
sconfitta da parte dei terrestri. Gli extraterrestri ci riprovano cercando di
impiantare illegalmente delle case da gioco sulla Terra nel racconto PARTITA DI RITORNO del 1967. Insomma
agli extraterrestri piace proprio giocare anche se non sempre con scopi
maligni; i Vug, ad esempio, gli ectoplasmici abitanti di Titano, I GIOCATORI DI TITANO 1963, dopo aver
sconfitto i terrestri insegnano loro un gioco d’azzardo per operare una specie
di scambismo delle coppie e aumentare così la possibile fertilità di una
popolazione resa sterile dalle radiazioni della guerra. E tra gli
extraterrestri appassionati del gioco non può mancare quello più extraterrestre
di tutti, come si evince dal romanzo del 1980 DIVINA INVASIONE anche “anche
a Dio piace giocare”. E Dick non perde occasione per far giocare il più
possibile i protagonisti dei suoi romanzi. In LOTTERIA SPAZIALE (1954) tutto il sistema di potere si regge sul
gioco del Minimax, una specie di lotteria da cui si estrae il nome del signore
assoluto della Terra, assoluto in tutto tranne che della sua vita minacciata,
da quel momento in poi, da chiunque voglia assassinarlo per prendere il suo
posto. Perfino nel mondo puritano di REDENZIONE
IMMORALE (1955) si inventano “giochi
di destrezza per le festicciole. Per tenere occupate le mani oziose” Ed è
vitale per la sopravvivenza degli umani il gioco che la gazzetta di una piccola
città pubblica quotidianamente; un concorso in cui occorre indovinare dove si
recherà l’indomani l’omino verde. Il campione in carica da ben tre anni Reagle
Gum cercando di indovinare permetterà a sua insaputa e grazie alle suo doti
predittive di scoprire dove avrebbero bombardato i Lunatici il giorno
successivo, IL TEMPO SI E’ SPEZZATO (1958).
Ma ancora strategicamente importante è il gioco del labirinto in MR. LARS (1964), una vera e propria
trappola empatica per eliminare persone politicamente pericolose. E infine,
volendo proprio finire, quel gioco per eccellenza chiamato appunto il Gioco che
Joe Fernwright, il riparatore di vasi di GUARITORE
GALATTICO (1967) pensa come l’unica cosa destinata a rimanere in una vita
priva di valore. Un gioco che si serve delle rete telefonica per instaurare una
specie di gara a risolvere indovinelli basati sulla decodificazione di
traduzioni di titoli di libri e film, fatti da computer che creano non-sense
linguistici. Poca cosa si potrebbe dire, invece è il Gioco, ragazzi! E cioè è
quella “capacità di trascorrere una vita
gingillandosi con cose inutili, senza un lavoro degno di quel nome e, al suo
posto, la parata del banale, del banale scelto volontariamente da noi, perché è
su questo che abbiamo costruito il Gioco. Il contatto con gli altri… Sì, con il
Gioco affondiamo un bisturi nel corpo dell’isolamento e lo spezziamo.” Tutto
sommato solo un gioco, ma non molto diverso da quello in cui oggi ci troviamo
virtualmente sempre più avvolti.
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