“C’è la storia di quel tizio che
portò a Picasso un disegno di Picasso e gli chiese se era autentico, e Picasso
lo firmò immediatamente e disse – Adesso è autentico.” SPERO DI ARRIVARE PRESTO racconto del 1980.
In quella
dimensione parallela, contigua alla nostra e a chissà quante altre, in cui la
seconda guerra mondiale è stata vinta dall’Asse del Male e in cui i Giapponesi
la fanno da padroni sulla costa ovest dell’America, LA SVASTICA SUL SOLE (1961), il piacere più ambito dagli occupanti
è la ricerca di oggetti autentici della storia americana, dal fumetto d’epoca
all’arma in uso nella guerra di secessione. In una realtà fragile e incerta, in
cui un semplice libro (clandestino) che ipotizza una diversa storia (la
vittoria degli Alleati contro l’Asse) è capace di insinuare una sottile
inquietudine in tutti quelli che lo leggono o che ne sentono parlare; proprio
lì la richiesta di autenticità delle cose rappresenta una necessità. Ed è
proprio una fiorente attività illegale di oggetti falsi che rischia di mettere
in pericolo l’intero commercio antiquario, la cui sopravvivenza si basa sulla
possibilità di riconoscerne l’autenticità. Due identici oggetti, uno dei quali
è appartenuto a un personaggio famoso, non si distinguono l’uno dall’altro se
non per la “storicità “ intrinseca che uno dei due possiede. E ciò che lo
dimostra è “un documento di autenticità.
Quindi è tutto un falso, un’illusione di massa. E’ il documento che ne dimostra
il valore, non l’oggetto in se stesso.” L’incrinarsi della credibilità del documento
apre alla crisi e i nuovi oggetti di artigianato locale che compaiono
all’improvviso sul mercato, che non hanno bisogno di alcun certificato perché
non rappresentano altro che quello che mostrano, acuiscono la crisi invece di
risolverla. Ma è una crisi in cui il rischio, che ogni crisi in quanto tale
porta dentro di se, apre a qualcosa di autenticamente nuovo sulla faccia del
mondo. I semplici oggetti artigianali testimoniano di un prodigio: “non avere storicità, e neppure un valore
artistico, estetico, e comunque partecipare di un valore etereo…” , il
valore del fare, in quanto autentico valore dell’umano. L’antiquario americano
Childan ribatte alla proposta del funzionario giapponese che lo voleva umiliare
proponendogli di mercificare, in una produzione industriale in serie, i nuovi
prodotti artigianali: “gli uomini che
hanno fatto questo, (…) sono artisti americani, e sono orgogliosi. Me compreso.
Perciò proporre di usare questi oggetti come amuleti scadenti significa
insultarci, e io chiedo le sue scuse.”
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