martedì 17 marzo 2015

Androidi


“- Allora, chi è? – Nessuno. E’ un androide.” ILLUSIONE DI POTERE (1963).

In una nota del 1978 a un racconto scritto nel 1953 L’ULTIMO DEI CAPI Philip Dick osserva che: “E’ interessante che io mi fidi di un robot e non di un androide. Forse perché un robot non cerca di ingannarti sulla sua vera natura.” Un inganno che può risultare fatale per gli esseri umani come succede nei racconti IMPOSTORE (1953) (un androide bomba, terrificante anticipazione dei moderni terroristi kamikaze) e AL SERVIZIO DEL PADRONE (1956) in cui un ingenuo essere umano aiuta un infido androide che lo inganna e sarà causa della sua crudele morte. L’androide è l’impostore, colui che vuole soppiantarci, sostituirsi a noi, così come per Kleo, l’androide è l’amante del marito Nick Appleton “Lei è soltanto un muro coperto di trucco, come un robot o qualcosa del genere, dipinto in modo da sembrare umano. – Un androide – disse lui.” NOSTRI AMICI DA FROLIX 8 (1968-9). Ma fondamentalmente l’androide è un ibrido, un essere in bilico tra il naturale e l’artificiale. “Un androide è qualcosa che puzza – disse”  Eric Sweetscent, chirurgo specializzato in trapianti di organi “parafrasando T. S. Eliot” ILLUSIONE DI POTERE (1963). Ma sentire la puzza di un androide è più facile per un animale che per un essere umano. Lo sciacallo marziano, pur affamato, si guarda bene dal voler mangiare il precog Barney Mayerson, contaminato dalle stigmate artificiali di Palmer Eldritch. “- Sporco – pensò tra sé l’animale; si fermò a distanza di sicurezza e lo guardò spaventato, con la lingua a penzoloni. – Tu sei una cosa sporca – lo informò, deluso.” LE TRE STIMMATE DI PALMER ELDRITCH  (1964). Ma per gli esseri umani l’unico modo per individuare un androide è trovare il confine che li separa da essi. E’ vitale per l’umano determinare ciò che fa la differenza. Nel primo dei due romanzi aventi come argomento principale gli androidi, L’ANDROIDE ABRAMO LINCOLN (1962), l’androide è immediatamente riconoscibile, essendo costruito sull’immagine di antichi personaggi storici. In questo caso il presidente Lincoln, il suo assassino John Wilkes Booth e il suo Segretario di Guerra Edwin M. Stanton. Ma è un’evidenza che non rassicura nessuno. Il Lincoln artificiale non capisce perché lui non dovrebbe essere umano se nessuno è in grado di spiegargli “che cos’è un uomo?”  E alle certezze di un individuo che gli spiega come la differenza tra umano e artificiale sia costituita dal fatto che quest’ultimo non ha un’eredità biologica ma sia stato costruito da qualcuno, il Lincoln osserva allora che anche l’uomo è una macchina in quanto anche lui ha un creatore. Così come sosteneva Spinoza a proposito degli animali che sono macchine intelligenti, a questo punto forse il nodo critico è rappresentato dall’anima. “Una macchina può fare tutto quello che fa un uomo… lei è d’accordo. Ma non ha un’anima. – L’anima non esiste – replicò Barrows. – Sono tutte fandonie. – Allora, - riprese l’androide, - una macchina è la stessa cosa di un animale. – E continuò lentamente, con tono ironico e paziente: - E un animale è la stessa cosa di un uomo. Non è esatto?-“ Anche per Louis Rosen, socio della ditta che ha costruito gli androidi, c’è poco da essere rassicurati. In cura dallo psichiatra, gli confida di essere un androide. “Dopo aver detto al dottor Horstowski che ero un androide, non riuscivo a togliermi l’idea dalla testa. Un tempo c’era stato un vero Louis Rosen, ma adesso era sparito e io mi trovavo al suo posto, ingannando quasi tutti, compreso me stesso.” Ma la cosa inquietante sembra essere più che la loro sospetta non umanità, al contrario una eccedenza di questa. “Ancora una volta sperimentai la mia impressione: che sotto molti aspetti esso fosse più umano (che Iddio mi aiuti!) di Pris o di Maury, o perfino di me, Louis Rosen. Soltanto mio padre lo superava in dignità. Il dottor Horstowski, un’altra creatura solo parzialmente umana, scompariva accanto a questo simulacro elettronico.”  E quattro anni dopo il secondo romanzo MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE ELETTRICHE? (1966) esemplifica in modo definitivo l’essenza ambigua di questa creatura artificiale. Il Test a cui debbono essere sottoposti gli androidi per poter essere ritirati (eliminati) non è propriamente sicuro. Infatti il Test della Scala Voigt-Kampff si basa sulla misurazione della capacità empatica, caratteristica degli esseri umani, e dato che la mancanza di questa accomuna gli androidi ad alcuni malati mentali, in particolare agli schizofrenici, la possibilità di errore è sempre presente. In quest’ultima apparizione della figura dell’androide nei romanzi di Dick, invece di precisarsi, si fa sempre più evanescente.

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