“Nella società del biopotere”
ci ricorda Antonio Caronia in un suo seminario su Michel Foucault: “lo Stato ha
un tale potere, una tale possibilità di
intervento sui processi vitali, sui processi della vita che non si
interessa più di rendere così banalmente uniforme la società”, come accadeva
nella società disciplinare, “la gente può vestire come vuole, può avere anche
le preferenze sessuali che vuole, (…)
perché tanto è andato più a fondo il potere, controlla un livello che prima non
controllava. (…) È l’intera vita degli esseri umani come specie che diventa
oggetto di una pratica di amministrazione. Si possono finalmente amministrare i
geni della vita.”1 Il mondo che Dick descrive nelle sue opere è un
mondo di transizione, di passaggio tra questi due diversi tipi di potere, ed è
per questo che anche le più colorate descrizioni dei costumi sessuali, della
moda, dei consumi ecc. non sono mai fini a se stessi, ma significano. Stanno lì
a raccontare come un determinato periodo storico caratterizza le proprie forme,
le proprie modalità di appartenenza a una specifica vita comunitaria.
Quella che segue è una selezione di esempi riguardanti i modi del
vestire: frammenti di un caleidoscopio che caratterizza l’apparente libertà di
una società altamente omologata nelle sue effettive pratiche di vita.
“Così
questo è il tipo su cui tutti vanno scrivendo, disse Erickson tra sé.
Sembrerebbe migliore di noi altri e indossa un completo in pelle di grillotalpa
marziano.” SVEGLIATEVI
DORMIENTI (1963)
“La
cameriera indossava le lunghe calze di fibra e la sexmicetta, che erano i due
indumenti femminili maggiormente di moda in quel periodo. La sexmicetta era una
tunica corta che lasciava un seno, quello destro, scoperto, e il capezzolo era
elegantemente infilato in un raffinato ornamento svizzero, composto di
numerosissime parti miniaturizzate; l’ornamento, che aveva la forma di una
grande gomma di matita d’oro, con il suo perfetto foro centrale, suonava della
musica semiclassica e brillava di una serie di luci dai diversi colori,
brillanti e attraenti, che gettavano una trama luminosa sul pavimento, davanti
alla cameriera, illuminandole la strada, in modo da permetterle di passare tra
le affollatissime tavole del ristorante.” UTOPIA,
ANDATA E RITORNO (1963)
“La
sbirciò di nascosto e la trovò attraente. I suoi corti capelli color bronzo
creavano un gradevole contrasto con la pelle grigio chiara. Inoltre, la ragazza
aveva una delle vite più sottili che Joe avesse mai visto, che, come tutto il
resto del corpo, risaltava generosamente nella camicetta e nei pantaloni di
schiuma-spray permoform.” GUARITORE
GALATTICO (1967)
“La
porta della stanza si spalancò di colpo. –Che volo!- esclamò ansante Rachel
Rosen, facendo il suo ingresso avvolta in un lungo soprabito a squame di pesce
sotto cui s’intravedeva una parure identica di calzoncini e reggiseno.” MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE
ELETTRICHE? (1966)
E gli svariati esempi in UBIK (1966):
“Lei
ricorda questo annuncio, signor Runciter? Mostra un marito tornato a casa dal
lavoro; indossa ancora la sua fascia da vita color giallo elettrico, il
gonnellino a petalo, calze al ginocchio e un berretto a visiera militare.”
“Una
ragazza ossuta con gli occhiali e i capelli lisci giallo-limone, vestita con un
paio di bermude e una mantiglia di merletto nero, con l’aggiunta di un cappello
da cow-boy.”
“Una
donna più anziana, dalla pelle scura e piuttosto bella, con un paio di occhi scaltri
e leggermente stravolti, che indossava un sari di seta, un obi di nylon e dei
calzini troppo corti.”
“Un
ragazzino adolescente dai capelli lanosi perennemente avvolto da una cinica
nube di orgoglio; questo abbigliato con una camicia a fiori giganteschi e con
calzoni da sci in spandex.”
“signora
trentenne e mascolina dalla pelle color sabbia che sfoggiava calzoni in finta
vigogna e una camicetta sulla quale era stampato un ritratto sbiadito di Lord
Bertrand Russell.”
“Accanto
alla finestra, infilato nei soliti eleganti pantaloni in scorza di betulla, la
cintura in corda di canapa, una maglietta trasparente e un alto cappello da
ferroviere in testa”
“Un
uomo calvo, munito di una barbetta caprina, indicò se stesso. Portava un
antiquato paio di calzoni di lamé dorato stretti ai fianchi, eppure riusciva ad
apparire elegante: forse il merito ricadeva anche sui bottoni della sua camicia
verdealga, grossi come uova. Trasudava a ogni modo una grande dignità, una
nobiltà superiore alla media. Joe ne fu impressionato.”
“un
individuo magro con la faccia seria che sedeva eretto sulla sua sedia, le mani
sulle ginocchia. Indossava un costume tirolese in poliestere, copricalzoni di
cuoio stile cow-boy decorati con finte stelle d’argento e teneva i lunghi
capelli avvolti in una reticella. Ai piedi un paio di sandali.”
“Un
giovanotto dal naso sottile, abbigliato con una maxigonna e dalla testa davvero
piccola, non più grande di un melone”
“un
tizio flaccido di mezz’età con i piedi enormi, i capelli impomatati e la pelle
fangosa, senza contare un pomo d’Adamo particolarmente sporgente, che per
l’occasione sfoggiava un abito da lavoro color culo di babbuino.”
“Panciuto,
tozzo e con le gambe grosse, Stanton Mick avanzò verso di loro. Indossava
calzoni da donna a mezza gamba color fucsia, pantofole in pelo di yak rosa, una
camicia senza maniche in pelle di serpente e un nastro nei capelli tinti di
bianco che arrivavano fino alla cintola.”
“Una
persona simile a un coleottero, abbigliata con tipici indumenti del Vecchio
Continente: una toga di tweed, pantofole, una sciarpa scarlatta e un berrettino
rosso con elica stile anni Cinquanta.”
“Indossava
calzoni alla zuava di feltro verde, calze grigie da golf, un giubbotto senza
collo in pelle di tasso e un paio di scarpe senza lacci in finto cuoio”
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