Scrive Lawrence Sutin nella biografia su Dick
‘Divine invasioni’: “dei suoi anni alle
superiori è sopravvissuto un racconto di fantascienza (…) ‘Stability’1
(Stabilità). Tratteggia una distopia
post-venticinquesimo secolo retta dal principio soffocante della
‘stabilizzazione’, che non permette cambiamenti politici o tecnologici.
Analoghe distopie statiche sarebbero comparse in due suoi romanzi di
fantascienza degli anni Cinquanta: The World Jones Made2 (E Jones creò il mondo) e The Man Who Japed
(Redenzione immorale).”3 Poi sembra che Dick abbandoni per
sempre questo tipo di distopie troppo consuete e consumate nella SF
tradizionale, ma in realtà della stasi e del suo necessario superamento sono
intessute le trame di molti altri suoi romanzi. Il governo dello status quo viene
rappresentato in modi più variegati e sofisticati ma l’idea di un sistema in
equilibrio che non permette trasformazioni sostanziali è sempre presente.
Cos’altro sono i due sistemi di spionaggio e controspionaggio che governano in
modo perfettamente simmetrico il gelido mondo di Ubik? Ma quello che demarca
una linea di confine tra i primissimi romanzi citati da Sutin e i via via più
maturi che seguono possiamo cercare di capirlo proprio da alcune annotazioni
che si trovano nell’Esegesi: “Che ci
piaccia o no, il marchio di garanzia del reale è l’inflizione e dunque
l’esperienza del dolore… fisico e mentale: poiché per far sì che si verifichi
l’attività (il cambiamento) nell’organismo totale, la sua ‘respirazione’…
dev’esserci un incessante (e intendo davvero incessante) smantellamento di ogni
forma (o stasi) per far posto alla stasi successiva.”(432) Cioè ne va proprio della realtà. Non è solo
una questione di distopia, della dittatura di una utopia realizzata che si
trasforma nel suo contrario, un potere che, per dirla con Foucault, si
trasforma in dominio.4 Per Dick, scrittore filosofo, il mondo
necessita sì di raggiungere una stasi ma solo a patto che questa possa essere
nuovamente distrutta per far posto a quella successiva. È la concezione di una
stasi che contiene in sé l’idea di un conflitto permanente, un “disordine” che “è sempre sottostante – come una costante – non prima dell’ordine, ma
‘sotto’ di esso.”(443) Conflitto
come unica possibilità per produrre il cambiamento, quel cambiamento che è
costitutivo della vita, a cui noi, come singole parti, apparteniamo. La stasi
allora non è assenza di tensioni ma al contrario ciò che le rende possibili.
Nota 1: Stabilità,
pubblicato in Tutti i racconti vol. 1 Fanucci
Nota 2: Ma qui la stabilità è vista come
l’interdizione di qualunque dogmatismo tramite, paradossalmente, un dogmatico
relativismo che si impone come legge dello Stato sopra ogni pretesa di verità
assoluta.
Nota 3: Lawrence Sutin, Divine invasioni, Fanucci Roma 2001 p. 66
Nota 4: cioè da potere di relazione si trasforma in
potere di costrizione.
Tra
7 giorni Esegesi 10 – Apologia pro vita mia
Nessun commento:
Posta un commento