Il 2 dicembre 1980, quando Philip K. Dick scrisse la
parola FINE alla sua Esegesi ( fine solo provvisoria perché subito dopo, come
se nulla fosse, continuò ad accumulare nuovamente pagine su pagine) scrisse su
un foglio apposito il titolo che doveva avere tutta quella sua enorme fatica:
“La Dialettica. Dio contro Satana & la Vittoria Finale di Dio prevista e
narrata. Philip K. Dick. Un’Esegesi. Apologia Pro Vita Mia.”1
Richard Doyle nella postfazione all’Esegesi colloca questa insieme a Ibn Arabi
e ai Misteri “a pieno diritto in quella
che Aldous Huxley chiamò ‘la filosofia perenne’: le tradizioni contemplative al
cuore di tutte le religioni del mondo.” Quella tale filosofia “che spiegherebbe
e raccoglierebbe subito i frammenti di verità sparpagliati in tutti i sistemi
apparentemente più incongrui”(1244) e avrebbe di conseguenza il compito di “dissolvere il sé ordinario allo scopo di
potere avere un barlume della realtà.”(1245) Ma come per le
grandi tradizioni misteriche “ci si
allena alle illuminazioni di queste tradizioni con l’intensità e la caparbietà
di un pugile non più giovane che si prepara al combattimento” e per Dick
l’obiettivo è “cercare di mettere in atto
ciò che Lethem e Jackson2 chiamano
‘la mente che scruta sé stessa’. (…) Attraverso la pratica dello scrivere
migliaia di pagine, P.K.D. è riuscito a dissolversi periodicamente nel
linguaggio… quello che lui chiama il Logos. Il termine greco per ‘discorso’ e
‘ragione’. Il processo rivela una qualità ‘estatica’, simile all’unione col
divino dei dervisci sufi che danzano fino a non ricordare più la differenza fra
sé stessi e la danza.”(1245) Doyle finisce assimilando la
pratica di scrittura di Dick alla pratica sciamanica; invece di “bacchette, sonagli e altri strumenti (…)
gli effetti stessi delle parole”. Recitare o cantare l’Esegesi il cui “tema è: la conoscenza totale è possibile
solo attraverso la paradossale accettazione del mistero totale, una
cancellazione di tutto ciò che crediamo di conoscere.”(1246) E
infine “in verità P.K.D. scrive in
estasi… è ‘fuori di sé’ quando nell’Esegesi esterna le su esperienze nella
scrittura e le contempla scrivendo, una mente che scruta sé stessa.”(1247)
Siamo molto lontani da un kit di strumenti preconfezionati pronti per
l’uso di una possibile nuova religione nascente? Il filosofo Antonio Lucci
osserva al proposito che: “in un mondo
profondamente segnato dalle ricorrenze calendaristiche cristiane, pur nella sua
frazione secolarizzata, il mese di Febbraio del 1974 rappresenta il possibile
anno zero di una particolarissima religione cosmica alternativa, con un testo
sacro, la Exegesis, un profeta, Philip K. Dick, una serie di testi divulgativi
– di vangeli -, i romanzi che compongono la trilogia di VALIS (sigla per Vaste
Active Living Intelligence System, il nome che Dick diede all’entità che
secondo lui si era messa in contatto von la sua mente)… e un solo fedele, lo
stesso Dick.”3 Finendo però col constatarne l’impossibilità,
come nuova religione nascente, in quanto si esprimerebbe in “un linguaggio non più comprensibile, una
lingua antica” inaccessibile al lettore contemporaneo. Insomma: efficace o
non efficace Kit del religioso? In realtà il linguaggio dickiano ci può
apparire ancora ‘antico’ semplicemente perché rimescola saperi antichi, ma
forse non ci si è resi ben conto che l’amalgama è affatto nuovo. Dick
bypassando il fatto che “l’umanità è
stanca di conoscere; vuol credere”4 (leit-motive che
dimostra paradossalmente sempre più forza col progredire tecnico-scientifico)
incide direttamente i nostri bisogni di certezze affrontandoli nella disperata,
ma anche gioiosa, a ben vedere, ricerca del precario equilibrio tra una
conferma del nostro esistere e la consapevolezza della sua illusione. Non c’è
possibilità in questo di costruzione di una neo religione ma c’è tutto il
religioso di cui, ad esempio, uno come Wittgenstein considerava implicite le
proprie ‘Ricerche filosofiche’.5
Nota 1: Lawrence Sutin, Divine invasioni, Fanucci Roma 2001 p. 304
Nota 2: i curatori dell’Esegesi
Nota 3: Antonio Lucci, L’Esegesi: il vangelo secondo Philip K. Dick. http://www.doppiozero.com/materiali/recensioni/lesegesi-il-vangelo-secondo-philip-k-dick
Nota 4: Vittorio Macchioro, Zagreus, Mimesis, Milano 2015, p. 519.
Nota 5: “alla
pur giusta affermazione che Wittgenstein non fu un uomo religioso, potrebbe
fare da contrappeso il fatto che le sue riflessioni su se stesso e
sull’umanità, e addirittura sullo scopo del suo intenso lavoro filosofico,
erano compenetrate di pensieri e sentimenti di carattere religioso.” Norman
Malcolm, Ludwig Wittgenstein, Bompiani,
Milano, 1988, p. 117.
Tra 7 giorni Esegesi 11 - Sul bordo
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