Abbiamo qui il primo dei due romanzi dedicati da
Dick agli androidi; al contrario che in "Ma gli androidi sognano le pecore elettriche?" Silverini accentua in questo caso
la componente meccanica, esaspera il lato robotico ad emblema
dell’artificialità. Uomo, androide, robot, un’ambiguità che ben si sposa con
l’ambiguità del personaggio storico, un liberatore di schiavi che li credeva
comunque esseri inferiori. Come rendere figurativamente questa icona della
verità non vera, dell’umano non umano, perfetta sintesi dell’ambiguità
dickiana? Raffigurando la grandezza reale (fisica) dell’uomo Lincoln come
handicap; ieratica figura, irrigidita su una sedia che funge da carrozzella
guidata da un servomeccanismo che fa muovere i piedi a mo’ di ruote. Il farsi
umano dell’artificiale, il divenire simbolo da parte di una reale figura
storica, il materializzarsi e lo smaterializzarsi vengono resi qui in una serie
di trasparenze. La poltrona (la staticità) che svanisce, gli arti inferiori (il
movimento) che devono prolungarsi, quasi distaccarsi, per tentare di camminare.
Il mezzobusto imbalsamato del presidente, di profilo, attonito, attesta la
solitudine, in un’atmosfera grigio-sporco, della natura umana. Natura
impossibile da definirsi una volta per tutte; processo di un complicato gioco
di evanescenze, tentativi di stare e al contempo di andare.
Il prossimo appuntamento il 22 settembre con Antonello Silverini - La trilogia di Valis.
Per chi fosse interessato il 28 maggio si inaugurerà la mia mostra (qui) e il 5 e 6 giugno si svolgerà un convegno su Antonio Caronia (qui)
Il prossimo appuntamento il 22 settembre con Antonello Silverini - La trilogia di Valis.
Per chi fosse interessato il 28 maggio si inaugurerà la mia mostra (qui) e il 5 e 6 giugno si svolgerà un convegno su Antonio Caronia (qui)
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