A colpo d’occhio sembrerebbe quasi la tuta di
un’astronauta; una tuta piena di elio che a causa di uno strappo prende il
volo, schizza via in una fuga incontrollabile. La abita una figura umana dal
volto offuscato da una macchia bianca , ectoplasmica. E’ in realtà un
alterabito che grazie a un sofisticato sistema “crittante” rende
irriconoscibile chi la indossa. Unico segno di riconoscimento, una pianticella,
un ben noto ramoscello di una pianta dai poteri stupefacenti, che sta come emblema,
sulla mano destra, aperta, del fantoccio. Perché di un fantoccio si tratta, di
un essere assuefatto dalle sostanze lisergiche, il cui emblema, appunto, lo
identifica come vegetale; ultimo stadio di un processo di degradazione
inarrestabile. Ma c’è anche qualcosa che resiste alla degradazione, qualcosa
che allude al sacro. Un che di sacrificale, un essere umano crocifisso dalle
cui stimmate di una mano spunta il virgulto della pianticella meravigliosa che
offre consolazione a buon mercato. Immagine ambigua per un mondo di realtà
ambigue, il mondo di Philip K. Dick, cioè il nostro.
Venerdì 22 maggio: Antonello Silverini - Abramo Lincoln androide
Venerdì 22 maggio: Antonello Silverini - Abramo Lincoln androide
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