Il protagonista di GUARITORE GALATTICO (1967) Joe
Fernwright, fermato dalla polizia per un’infrazione è condannato seduta stante
a un anno con la libertà condizionale. Alla sua domanda “Senza un processo?”, “Vuole
essere processato?” gli risponde l’ufficiale
con un’occhiata penetrante, e Joe, molto più saggiamente del signor K
protagonista del Processo di Kafka, risponde decisamente “No!”. Per il protagonista del racconto AL SERVIZIO DEL PADRONE (1956) va
invece peggio e la sua fine riecheggia quella terribile di K; Applequist dopo esser stato massacrato di
botte viene lasciato ferito vicino a una bomba innescata “era solo, con la bomba semisepolta nel terreno e il calare delle
ombre. E il grande buio morto che stava sommergendo tutto.” Suggestioni,
contaminazioni kafkiane come quelle che ricordano il racconto La tana: “_Ho una tana_ disse Ild _vado dentro quando
piove. Sto al caldo.” I NOSTRI AMICI
DI FROLIX 8 (1968-9). O nel racconto FORSTER
SEI MORTO (1956) “Poteva restare lì
in eterno, senza muoversi. Sicuro e protetto. Senza che gli mancasse nulla,
senza aver paura, con il mormorio dei generatori sotto di lui e quelle
semplici, ascetiche pareti tutt’intorno e sopra di lui, tiepide, amichevoli,
come un utero accogliente.” E in LA
SVASTICA SUL SOLE (1961) “Siamo talpe
cieche. Che strisciano dentro le loro tane sottoterra, e trovano la strada a
tentoni, con il muso. Non sappiamo niente. Io l’ho percepito… adesso non so
dove andare. Posso solo urlare di paura. Fuggire.” E ancora in UN OSCURO SCRUTARE (1973) l’ossessiva
sorveglianza “La sorveglianza, pensò,
dovrebbe essenzialmente essere mantenuta. E, se possibile da me. Dovrei stare
sempre a controllare…” e sempre nello stesso romanzo il racconto Davanti
alla legge fa capolino in un incubo lisergico in cui la porta per un altro
mondo “si aprì per lui per alcuni giorni
e poi venne chiusa e sparì per sempre.” Così come La colonia penale
si evidenzia in un test di Rorschach in L’ANDROIDE
ABRAMO LINCOLN (1962) “Nel test di
Rorschach , per esempio, aveva interpretato ogni macchia e figura come un
groviglio di macchinari fragorosi e martellanti e dentellati, progettati fin
dall’inizio dei tempi per oscillare con movimenti frenetici e letali allo scopo
di procurarmi danni fisici.” E per ultimo, ma si potrebbe continuare
ancora, uno dei primissimi racconti dickiani ROOG (1953) non può non ricordarci le disperate Indagini di un
cane.
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