“Che valore avrebbe la virtù senza
il peccato? Ecco il guaio di voi atei: non afferrate la meccanica del male.” L’ateo e pure sospetto “Rosso” Jack Hamilton,
ingegnere elettronico protagonista del romanzo L’OCCHIO NEL CIELO (1955) non
può non sentire come opportunista una fede religiosa che basa la salvezza sulla
necessità del peccato. E’ più una censura morale, una critica a una religiosità
bacchettona che una dichiarata mancanza di fede. Come ugualmente per Kevin, ad
esempio, che è tra il gruppo di amici protagonisti di VALIS (1978) “quello che
possiede meno irrazionalità, e, quel che più conta, più fede.” Fede e razionalità non distinguono il
credente dall’ateo, in qualche modo siamo tutti costretti a credere in
qualcosa. Ma verrà infine un’epoca in cui incontrare un ateo sarà faccenda
piuttosto strana, un epoca in cui avremo “prove
concrete dell’esistenza di Dio” come nel pianeta in cui il libro di J.
Specktowsky svela tutto quel che è necessario sapere del Demiurgo. Un Demiurgo
però che risulterà infine essere nient’altro che il prodotto dell’intelligenza
artificiale del computer di un’astronave alla deriva. Oppure no? LABIRINTO DI MORTE (1968).
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