Nel romanzo DEUS IRAE (1964-75) scritto in
collaborazione con Roger Zelazny, c’è un dialogo tra il pittore focomelico
Tibor Mc Master, incaricato dalla Chiesa dei Servi dell’Ira di cercare il loro Dio per fargli il ritratto e Pete Sands, seguace
della chiesa concorrente (la cristiana, divenuta minoritaria), in cui
quest’ultimo parlando dei quadri del pittore americano Wyeth1 spiega
perché questi gli siano sembrati eccezionalmente reali. “- Reali in che senso? - - Mostravano le cose come sono veramente. –
“ Tibor non può trattenersi dal
ridere e spiega a Pete che: “C’è un
numero infinito di modi per mostrare come sono veramente le cose. E vanno tutti
bene. Eppure ogni artista lo fa in un modo diverso. Un po’ conta quello che
decidi di porre in risalto, un po’ come lo fai. Si capisce subito che tu non
hai mai dipinto.” Ma in questo modo
ribatte Pete “se… quando troveremo
Lufteufel, come farai a eseguire onestamente la commissione, se c’è un numero
infinito di modi per farlo? Quando si mette in risalto una cosa, lo si fa a
spese di un’altra. Come realizzerai un vero ritratto in questo modo? –“ E alla risposta di Tibor che ai tanti modi per
farlo uno solo risulta il migliore, il perplesso Pete incalza: “- E come puoi sapere qual è? – (…) – Tibor
tacque a lungo. Poi: - Ecco, - disse. – Tu fai… e senti che è… giusto. - - Non
capisco ancora. – Tibor tacque di nuovo.
– Neppure io, - disse finalmente.”
L’arte rimane un mistero. Per il giapponese Tagomi LA SVASTICA SUL SOLE (1961) è la trasformazione di una cosa morta
che diventa viva: “questo è il lavoro
dell’artista; prende la roccia minerale della terra silenziosa e scura, la
trasforma in una forma celestiale che splende e riflette la luce. Ha portato i morti
alla vita. Un cadavere trasformato in qualcosa di fiammeggiante; il passato ha
ceduto al futuro.” Ma occorre stare attenti a non porre l’arte al di sopra
di tutto, in una sorta di autoreferenzialità che la priverebbe di qualunque
valore significativo. “Per quanto
riguarda poi le – inestimabili opere d’arte – non ne era troppo certo, perché
non sapeva esattamente che cosa volesse dire l’espressione. A My Lai durante la
guerra del Viet-Nam, quattrocentocinquanta inestimabili opere d’arte erano
state vandalizzate a morte agli ordini della CIA – inestimabili opere d’arte,
più buoi e polli e altri animali mai elencati. Quando pensava a queste cose il
suo umore si faceva sempre po’ cupo e diventava irragionevole se si parlava di
dipinti tenuti in musei e cose del genere.” UN OSCURO SCRUTARE (1973)
1 I Wyeth sono
una famiglia di artisti, N. C. Wyeth, suo figlio Andrew e il figlio di
quest’ultimo James. Dalla descrizione dei dipinti si capisce che Dick si
riferisce a Andrew Wyeth.
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