domenica 26 ottobre 2014

P. K. Dick: Radio



La simpatia di Philip K. Dick per gli strumenti tecnologici dei mass media  è tutta dalla parte della radio in contrapposizione a una certa diffidenza, se non vera avversione, nei confronti della televisione. La radio è tendenzialmente liberatrice, come viene presentata in uno dei suoi ultimi romanzi RADIO LIBERA ALBEMUTH (1976 ). La canzone, con il messaggio criptato che svela l’inganno del finto potere democratico U.S.A., viene diffuso tramite la radio e l’immagine finale del romanzo affida la speranza di una possibile rivolta a comuni ragazzi che accendono le loro radioline portatili. Ma già nei primi romanzi la radio si presenta come potenziale strumento di disvelamento dell’illusione coatta, come in  TEMPO FUORI DI SESTO(1958 ) in cui il protagonista comincia a sospettare di essere prigioniero in un mondo illusorio costruito da altri quando, riuscendo a costruirsi una rudimentale radio a galena, capta strani messaggi che parlano di lui. E ancora in CRONACHE DEL DOPOBOMBA (1963) la radio è lo strumento che permette al cosmonauta Walter Dangerfield, in orbita intorno alla terra e impossibilitato a scendere, di trasmettere ai sopravvissuti all’olocausto nucleare, la lettura di opere letterarie. Un appuntamento giornaliero (a seconda dell’orbita della nave) che consente a una civiltà in faticosa ripresa, nonostante la frammentazione in piccoli villaggi autonomi e reciprocamente diffidenti, di sentirsi ancora comunque comunità. 

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