In UTOPIA ANDATA E RITORNO (1963) abbiamo una “tv tridimensionale, a colori con un’aggiunta di strumenti per la
percezione olfattiva” che propaganda l’emigrazione verso il pianeta dove
sono tutti felici e contenti (in un viaggio però di sola andata). E forse la
televisione stessa è il mezzo più
appropriato per teletrasportarci nel mondo dell’utopia; quell’utopia che
vorremmo congeniale a noi e che invece poi si dimostra essere sempre quella
degli altri. In OCCHIO NEL CIELO (1955)
la televisione serve addirittura a far si che il vecchio e bigotto Arthur
Silvester possa comunicare direttamente con Dio: “chiaramente, Silvester non era affatto stupito di sentirsi rivolgere
la parola dal suo Creatore. Era ovvio che faceva parte dei suoi riti domenicali.
Ogni domenica mattina si ingozzava della sua razione settimanale di nutrimento
religioso.” E quando qualcuno protestava, l’intervento teledivino era
immediato e privo di misericordia: “dallo
schermo emersero quattro enormi figure. Erano angeli, grossi angeli mascolini,
animaleschi, con uno sguardo meschino negli occhi. Dovevano pesare almeno un
quintale ciascuno. Sbattendo le ali i quattro angeli puntarono direttamente su
Hamilton. Con una smorfia maligna sul volto rugoso, Silvester si fece da parte per
godersi lo spettacolo della vendetta celeste che colpiva il blasfemo.” Ma
la televisione può anche avere effetti salvifici, come in UBIK (1966), permettendo a Glen Runciter di comunicare dal mondo
dei vivi, dove lui si trovava, a quello dei semi-vivi, dove era finito il suo
braccio destro Joe Chip insieme a tutta la sua squadra di collaboratori: “Runciter , attraverso il sistema audio
dello schermo, tuonò: -Un ennesimo fenomeno di deterioramento. Vai a comprare
una bomboletta di Ubik e smetterà di succederti. Tutte quelle cose
smetteranno.-“ Ma questa funzione televisiva, che potremmo quasi definire
trascendentale, finisce nelle ultime opere di Dick e si sposta, quasi una
nemesi storica, al cinema, alla sala cinematografica dove alberga Dio1
e dove per l'appunto Horselever fat e lo stesso Dick scoprono Valis, VALIS (1978). Alla
televisione resta il solo triste compito di propaganda politica, ma rimane
comunque “un problema convincere le masse
ad ascoltare Ferris Freemont mentre sciorinava i suoi discorsi, perché si esprimeva
in un modo molto noioso.” RADIO
LIBERA ALBEMUTH (1976).
Nota 1: Una vignetta apparsa sul ‘New Yorker’ negli anni 1920 mostra un ragazzino in compagnia della madre, che sull’atrio di un ‘palazzo del cinema’ chiede: -Mammina. Dio vive qui dentro?- (Robert Stark, Cinemamerica, Feltrinelli, Milano 1992, p. 108. Sul cinema e Philip K Dick vedi: http://una-stanza-per-philip-k-dick.blogspot.it/2014/09/il-cinema-di-philip-k-dick.html
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