In ILLUSIONE DI POTERE (1964) il protagonista è cosciente di “essere sposato con una donna che è troppo
superiore a me dal punto di vista economico, intellettuale e, si, anche da
quello sessuale” la qual cosa però non gli consente alla fine della storia,
quando la relazione si capovolge drammaticamente, di decidere di non restare
con la moglie: “-Se tua moglie fosse
malata…- disse al taxi tutto a un tratto. –Io non ho moglie signore- replicò il
taxi. –I meccanismi automatici non si sposano,
lo sanno tutti.- -D’accordo- convenne Eric. –Se tu fossi al mio posto, e
tua moglie fosse malata in modo molto grave, senza nessuna speranza di
guarigione, la lasceresti? Oppure resteresti con lei, anche se avessi viaggiato
dieci anni nel futuro e sapessi con assoluta certezza che i danni al suo
cervello non potranno mai essere risanati? E che rimanere con lei
significherebbe…- -Capisco cosa intende dire, signore- lo interruppe il taxi.
–Significherebbe che lei dovrebbe passare tutta la sua vita a prendersi cura di
sua moglie.- -Proprio così- disse Eric. –Io resterei con lei- disse il taxi.-
-Perché?- -Perché- rispose il taxi –la vita è fatta di configurazioni della
realtà che si presentano così. Abbandonandola sarebbe come dire che lei non
riesce a sopportare la realtà così com’è. Che vorrebbe delle condizioni
particolari, più privilegiate per lei.- -Credo di essere d’accordo con te-
disse Eric dopo un po’. –Credo che resterò con lei.- -Dio la benedica,
signore.- disse il taxi. –Vedo che lei è un uomo buono.- -Grazie- disse Eric.” Di
fatto in Dick sono sempre le donne a piantare i mariti “in fin dei conti, Kate non gli aveva mai fatto nulla… tranne il
renderlo eccessivamente consapevole, intensamente consapevole, continuamente
consapevole della sua incapacità di guadagnare. Gli aveva insegnato a
detestarsi e, dopo averlo fatto, lo aveva piantato.” GUARITORE GALATTICO (1969). E i mariti non possono che rimpiangerle
continuamente come per il protagonista di LE
TRE STIMMATE DI PALMER ELDRITCH (1964). Tutte queste intricate situazioni
matrimoniali evidenziano, in ultima analisi, l’insostenibilità del patire il
rapporto con l’altro in una situazione di equilibrio paritario. “Prima degli universi” come osserva
giustamente Antonio Caronia1 “(o
insieme ad essi) cadono a pezzi i matrimoni. A volte sono a pezzi già
all’inizio del romanzo – e poche volte si rimettono a posto davvero entro la
fine.” Ma anche quando si rimettono a posto
il risultato non è esaltante, sembra quasi un adattarsi al male minore;
rassegnarsi a un ménage più tranquillo, in tono minore come nel finale di MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE
ELETTRICHE? (1966) in cui Iran (come la Molly dell’Ulisse di Joyce) si
appresta a una rinnovata cura del proprio marito-bambino. Ma non bisogna farsi
ingannare, il tema del matrimonio in Dick è solo un pretesto, quel che
veramente conta nell’analisi di questi rapporti sono le relazioni di potere che
si instaurano tra due persone di sesso diverso, indipendentemente dalla
legalizzazione o meno della loro unione. Ci si può lasciare, divorziare,
regolare il rapporto in base a un gioco puramente casuale, GIOCATORI DI TITANO (1963), o restare semplicemente liberi, il
problema per Dick permane immutato: mettersi insieme comporta sempre “un desiderio di predominio nei confronti
dell’altro” (Illusione di Potere) e all’attenuarsi della componente amorosa
questo predominio si rende inevitabilmente visibile rendendo il conflitto la
predominante del rapporto. Ma esiste rapporto, che possa definirsi veramente
tale, senza il conflitto? E soprattutto, se si vuole un conflitto che non sia
pura distruttività, è possibile ottenere questo senza che il conflitto stesso
si trasformi in motore del cambiamento perpetuo dei suoi attori? Ed è proprio
questo, in definitiva, quello che succede negli agoni amorosi dickiani: un
costante susseguirsi di trasformazioni, non prive di sofferenza, ma cariche di
sempre nuove possibilità e di rinnovati conflitti.
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