martedì 15 novembre 2016

Vaso


Il vaso, oggetto altamente simbolico, ha una forte presenza nell’opera di Dick; Joe Fernwright, protagonista di GUARITORE GALATTICO (1967) è un riparatore di vasi che viene coinvolto in un’impresa insieme a  un dio alieno su un pianeta ai margini della galassia per far risorgere un’antica cattedrale dal fondo dell’oceano. Alla fine il riparatore potrà affrontare la sua personale impresa e riuscirà a fabbricare il suo primo vaso: “Con un guanto d’amianto Joe infilò la mano tremante nel forno ancora caldo ed estrasse il vaso. Un vaso alto, bianco e azzurro. Il suo primo vaso. Lo portò al banco, sotto la luce diretta, lo posò e gli diede una lunga occhiata. Valutò professionalmente il valore artistico della sua opera. Valutò ciò che aveva fatto, e ciò che avrebbe fatto, come sarebbero stati in seguito i vasi. Le sue opere future gli si profilavano dinanzi. Quella in un certo senso era la sua giustificazione per aver abbandonato Glimmung e tutti gli altri. Mali, soprattutto. Mali, che lui amava. Il vaso era orribile.” Un brutto vaso, ma un vaso uscito dalle sue mani.1 Costruire vasi non è un’impresa di poco conto, soprattutto se si pensa a quello che il vaso potrebbe contenere: “Non vi è accesso a Dio attraverso la droga; questa è una bugia smerciata da gente con pochi scrupoli. Il mezzo attraverso cui Stephanie portò Horselover Fat a Dio fu un piccolo vaso di terracotta che lei fece con il tornio da vasaio. (…) Sembrava un normale vaso: tozzo e color marrone chiaro, con una striscia di blu come unico disegno. Stephanie non era una vasaia esperta. Quel vaso era uno dei primi che aveva fatto al di fuori del corso di ceramica alla scuola superiore. Naturalmente uno dei suoi primi vasi sarebbe stato per Fat. Lui e lei avevano un rapporto molto stretto. Quando lui era sconvolto, lei lo calmava con una dose extra nella pipa per hascisc. Tuttavia il vaso aveva una particolarità. Dentro di esso sonnecchiava Dio. Sonnecchiò nel vaso per un bel pezzo, quasi per troppo.” VALIS (1978). Ma è uno strano Dio, un Dio che si potrebbe confondere con l’uomo, e comunque, un Dio che condivide in pieno il destino dell’uomo: “Voltandosi, Pete mise a fuoco l’immagine ballonzolante e fluttuante di un vasetto d’argilla, un oggetto senza pretese, cotto ma non smaltato; solo temprato. Un oggetto utile, fatto di terra. Che lo ammoniva contro il timore che aveva provato, cosa di cui gli era riconoscente. –Ti dirò come mi chiamo- disse il vasetto. –Io sono Oh Ho.- Cinese, pensò Pete. –Vengo dalla terra, non sono superiore ai mortali- continuò il vasetto Oh Ho, interlocutorio. –Non mi sento superiore alle presentazioni. Sono costantemente consapevole dell’esistenza di manifestazioni troppo sublimi per presentarsi. Tu sei Peter Sands; io sono Oh Ho.- (…) Il vasetto d’argilla nato dalla terra che, come te, può essere ridotto in pezzi e tornare alla terra, e che vive soltanto finché vive la tua specie. –Ho On- ripeté diligentemente Pete.” DEUS IRAE (1964-75). Tra la ricchezza dei significati di cui è ricco il simbolo del vaso in Dick non è di minore importanza l’immagine del vaso come simbolo femminile: “è un grembo materno nel quale la figura dell’uomo-dio si trasforma, per così dire, per rinascere sotto nuova forma. (…) Secondo la tradizione gnostica, un dio sommamente spirituale, superiore all’ambiguo creatore del mondo, mandò agli uomini un vaso (cratere) nel quale essi devono tuffarsi per raggiungere una trasformazione spirituale e una più alta conoscenza.”2 La figura della vasaia Mary Anne Dominic in SCORRETE LACRIME, DISSE IL POLIZIOTTO (1970) potrebbe essere vista proprio come colei che crea quel qualcosa fatto da mani umane (femminili) che per tutti potrà essere un prezioso tesoro da custodire, capace di trasformazione spirituale, per il protagonista Jason Taverner come per tutto il resto dell’umanità. “Il vaso azzurro fatto da Mary Anne Dominic e comperato da Jason Taverner come regalo per Heather Hart finì in una collezione privata. È lì ancora oggi, ed è considerato un prezioso tesoro. E, in effetti, molti esperti di ceramiche artistiche lo ritengono un vero capolavoro. E lo amano.”
Nota 1: Sulla simbologia del vaso in questo romanzo vedi anche: http://una-stanza-per-philip-k-dick.blogspot.it/2016/02/guaritore-galattico.html

Nota 2: Marie-Luise Von Franz, Il mito di Jung, Boringhieri, Torino 1978, p. 258.

Nessun commento:

Posta un commento