Il vaso, oggetto altamente
simbolico, ha una forte presenza nell’opera di Dick; Joe Fernwright,
protagonista di GUARITORE GALATTICO (1967)
è un riparatore di vasi che viene coinvolto in un’impresa insieme a un dio alieno su un pianeta ai margini della
galassia per far risorgere un’antica cattedrale dal fondo dell’oceano. Alla
fine il riparatore potrà affrontare la sua personale impresa e riuscirà a
fabbricare il suo primo vaso: “Con un
guanto d’amianto Joe infilò la mano tremante nel forno ancora caldo ed estrasse
il vaso. Un vaso alto, bianco e azzurro. Il suo primo vaso. Lo portò al banco,
sotto la luce diretta, lo posò e gli diede una lunga occhiata. Valutò
professionalmente il valore artistico della sua opera. Valutò ciò che aveva
fatto, e ciò che avrebbe fatto, come sarebbero stati in seguito i vasi. Le sue
opere future gli si profilavano dinanzi. Quella in un certo senso era la sua
giustificazione per aver abbandonato Glimmung e tutti gli altri. Mali,
soprattutto. Mali, che lui amava. Il vaso era orribile.” Un brutto vaso, ma
un vaso uscito dalle sue mani.1 Costruire vasi non è un’impresa di
poco conto, soprattutto se si pensa a quello che il vaso potrebbe contenere: “Non vi è accesso a Dio attraverso la droga;
questa è una bugia smerciata da gente con pochi scrupoli. Il mezzo attraverso
cui Stephanie portò Horselover Fat a Dio fu un piccolo vaso di terracotta che
lei fece con il tornio da vasaio. (…) Sembrava un normale vaso: tozzo e color
marrone chiaro, con una striscia di blu come unico disegno. Stephanie non era
una vasaia esperta. Quel vaso era uno dei primi che aveva fatto al di fuori del
corso di ceramica alla scuola superiore. Naturalmente uno dei suoi primi vasi
sarebbe stato per Fat. Lui e lei avevano un rapporto molto stretto. Quando lui era
sconvolto, lei lo calmava con una dose extra nella pipa per hascisc. Tuttavia
il vaso aveva una particolarità. Dentro di esso sonnecchiava Dio. Sonnecchiò
nel vaso per un bel pezzo, quasi per troppo.” VALIS (1978). Ma è uno strano Dio, un Dio che si potrebbe
confondere con l’uomo, e comunque, un Dio che condivide in pieno il destino
dell’uomo: “Voltandosi, Pete mise a fuoco
l’immagine ballonzolante e fluttuante di un vasetto d’argilla, un oggetto senza
pretese, cotto ma non smaltato; solo temprato. Un oggetto utile, fatto di
terra. Che lo ammoniva contro il timore che aveva provato, cosa di cui gli era
riconoscente. –Ti dirò come mi chiamo- disse il vasetto. –Io sono Oh Ho.-
Cinese, pensò Pete. –Vengo dalla terra, non sono superiore ai mortali- continuò
il vasetto Oh Ho, interlocutorio. –Non mi sento superiore alle presentazioni.
Sono costantemente consapevole dell’esistenza di manifestazioni troppo sublimi
per presentarsi. Tu sei Peter Sands; io sono Oh Ho.- (…) Il vasetto d’argilla
nato dalla terra che, come te, può essere ridotto in pezzi e tornare alla
terra, e che vive soltanto finché vive la tua specie. –Ho On- ripeté
diligentemente Pete.” DEUS IRAE (1964-75).
Tra la ricchezza dei significati di cui è ricco il simbolo del vaso in Dick non
è di minore importanza l’immagine del vaso come simbolo femminile: “è un grembo materno nel quale la figura
dell’uomo-dio si trasforma, per così dire, per rinascere sotto nuova forma. (…)
Secondo la tradizione gnostica, un dio sommamente spirituale, superiore all’ambiguo
creatore del mondo, mandò agli uomini un vaso (cratere) nel quale essi devono
tuffarsi per raggiungere una trasformazione spirituale e una più alta
conoscenza.”2 La figura della vasaia Mary Anne Dominic in SCORRETE LACRIME, DISSE IL POLIZIOTTO (1970)
potrebbe essere vista proprio come colei che crea quel qualcosa fatto da mani
umane (femminili) che per tutti potrà essere un prezioso tesoro da custodire,
capace di trasformazione spirituale, per il protagonista Jason Taverner come
per tutto il resto dell’umanità. “Il vaso
azzurro fatto da Mary Anne Dominic e comperato da Jason Taverner come regalo
per Heather Hart finì in una collezione privata. È lì ancora oggi, ed è
considerato un prezioso tesoro. E, in effetti, molti esperti di ceramiche
artistiche lo ritengono un vero capolavoro. E lo amano.”
Nota 1: Sulla simbologia del vaso in questo romanzo vedi
anche: http://una-stanza-per-philip-k-dick.blogspot.it/2016/02/guaritore-galattico.html
Nota 2: Marie-Luise Von
Franz, Il mito di Jung, Boringhieri,
Torino 1978, p. 258.
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