martedì 6 dicembre 2016

Simulacri


Greta Garbo nel punto culminante della sua carriera scompare, si nasconde. Francois Mauriac immagina una sua ipotetica spiegazione: “Mi sono distrutta, mi sono sacrificata per l’immagine di una bellezza che può soddisfare ciascuno di quei milioni di desideri delusi, di attese senza speranza… Avete capito perché mi nascondo? Per pietà verso quelli, perché essi non sappiano che io non esisto:”1 Una non esistenza come quella della cantante Linda Fox in DIVINA INVASIONE (1980): “-Linda Fox non è una persona. È una classe di persone, un tipo. È un suono prodotto da attrezzature elettroniche estremamente sofisticate. Ci sono altre Fox; ce ne saranno sempre. Si può sostituire all’infinito, come un pneumatico.- (…) -Mi spiace per lei- disse Bulkowsky. -Come ci si deve sentire- si chiese   -quando non si esiste? No, è una contraddizione. Sentire è esistere. Quindi- pensò  -probabilmente lei non sente. Perché è un fatto che non esiste, non in senso stretto. Noi lo sappiamo, no? Siamo stati noi a immaginarla per primi.-  O meglio, era stato Testone a immaginare la Fox. Il sistema IA l’aveva inventata, le aveva detto  cosa cantare e come cantarlo. Testone si era occupato di ogni particolare, fino al mixaggio. Ed era stato un successo completo. Testone aveva correttamente analizzato i bisogni emotivi dei coloni e aveva trovato una formula per soddisfare quei bisogni. Il sistema IA manteneva una sorveglianza continua, basata sulle reazioni di ritorno; quando i bisogni cambiavano, cambiava anche Linda Fox. Era un circolo chiuso. Se all’improvviso tutti i coloni fossero scomparsi, Linda fox sarebbe finita nel nulla. Testone l’avrebbe cancellata, come un foglio di carta infilato in un distruggitore di documenti.” Come la Fox, simulacro delle nostre passioni, o meglio ‘desideri delusi’ e ‘attese senza speranza’, il simulacro politico Nicole Thibodeaux, I SIMULACRI (1963), una first lady falsa (essendo in realtà solo un’attrice assunta per sostituire la precedente) di un premier fasullo (in quanto androide), riempie il vuoto dell’immaginario collassato di una società ormai definitivamente entrata nell’era dell’iperrealtà:2 Appena una manciata di anni sono passati dagli ‘erranti’, quelle “imitazioni di persone” che vagavano inquiete in LA CITTA’ SOSTITUITA (1957), ma in questo breve lasso di tempo possiamo vedere, con chiara evidenza, come Dick “si allontana sempre più dalle formule care alla fantascienza” e “sposta i suoi spezzoni narrativi sulla scacchiera del romanzo postmoderno.” 3

Nota 1: Edoardo Bruno, Pranzo alle otto, Il Saggiatore, Milano 1994, p.58.
Nota 2: Jean Baudrillard, Simulacri e fantascienza, Postfazione a Philip K. Dick, I simulacri, Fanucci Roma

Nota 3: Carlo Pagetti, Prefazione a Philip K. Dick, I simulacri, Fanucci Roma

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