Greta Garbo nel punto
culminante della sua carriera scompare, si nasconde. Francois Mauriac immagina
una sua ipotetica spiegazione: “Mi sono
distrutta, mi sono sacrificata per l’immagine di una bellezza che può
soddisfare ciascuno di quei milioni di desideri delusi, di attese senza
speranza… Avete capito perché mi nascondo? Per pietà verso quelli, perché essi
non sappiano che io non esisto:”1 Una non esistenza come quella
della cantante Linda Fox in DIVINA
INVASIONE (1980): “-Linda Fox non è
una persona. È una classe di persone, un tipo. È un suono prodotto da
attrezzature elettroniche estremamente sofisticate. Ci sono altre Fox; ce ne
saranno sempre. Si può sostituire all’infinito, come un pneumatico.- (…) -Mi
spiace per lei- disse Bulkowsky. -Come ci si deve sentire- si chiese -quando non si esiste? No, è una
contraddizione. Sentire è esistere. Quindi- pensò -probabilmente lei non sente. Perché è un
fatto che non esiste, non in senso stretto. Noi lo sappiamo, no? Siamo stati
noi a immaginarla per primi.- O meglio,
era stato Testone a immaginare la Fox. Il sistema IA l’aveva inventata, le
aveva detto cosa cantare e come
cantarlo. Testone si era occupato di ogni particolare, fino al mixaggio. Ed era
stato un successo completo. Testone aveva correttamente analizzato i bisogni
emotivi dei coloni e aveva trovato una formula per soddisfare quei bisogni. Il
sistema IA manteneva una sorveglianza continua, basata sulle reazioni di
ritorno; quando i bisogni cambiavano, cambiava anche Linda Fox. Era un circolo
chiuso. Se all’improvviso tutti i coloni fossero scomparsi, Linda fox sarebbe
finita nel nulla. Testone l’avrebbe cancellata, come un foglio di carta
infilato in un distruggitore di documenti.” Come la Fox, simulacro delle
nostre passioni, o meglio ‘desideri delusi’ e ‘attese senza speranza’, il
simulacro politico Nicole Thibodeaux, I
SIMULACRI (1963), una first lady falsa (essendo in realtà solo un’attrice
assunta per sostituire la precedente) di un premier fasullo (in quanto
androide), riempie il vuoto dell’immaginario collassato di una società ormai
definitivamente entrata nell’era dell’iperrealtà:2 Appena una
manciata di anni sono passati dagli ‘erranti’, quelle “imitazioni di persone” che vagavano inquiete in LA CITTA’ SOSTITUITA (1957), ma in questo
breve lasso di tempo possiamo vedere, con chiara evidenza, come Dick “si allontana sempre più dalle formule care
alla fantascienza” e “sposta i suoi
spezzoni narrativi sulla scacchiera del romanzo postmoderno.” 3
Nota 1: Edoardo Bruno, Pranzo alle otto, Il Saggiatore, Milano
1994, p.58.
Nota 2: Jean Baudrillard, Simulacri e fantascienza, Postfazione a
Philip K. Dick, I simulacri, Fanucci
Roma
Nota 3: Carlo Pagetti,
Prefazione a Philip K. Dick, I simulacri,
Fanucci Roma
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