Se c’è una cosa rispetto alla quale uno strumento
come una chiave inglese non può essere utile è un oggetto a forma di sfera.
Come afferrarlo, come stringerlo? Scivola via comunque, inesorabilmente.
L’omino coi baffetti che faceva ridere tutti, fino a che un altro omino
altrettanto piccolo e con gli stessi baffetti ha smesso di far ridere il mondo,
presta qui, in questa copertina, la propria immagine per rappresentarci il
dilemma, il dilemma forse insolubile dell’umanità. Come afferrare il reale, il
mondo nella sua totalità, verità ultima, metafisica, insieme con la sua
apparenza fenomenica, concretezza dell’esistere, avendo a disposizione solo lo
strumento della logica, del conoscere razionale, certo? L’omino buffo, più
indispettito che perplesso, sembra armato delle più serie intenzioni. Indossa
anche un casco da minatore, a segnalare la sua disponibilità a scendere verso
le profondità più estreme del sapere. Ma quel mondo, tenuto su più per quel
pezzettino di nastro adesivo trasparente che per il dito esitante dell’omino,
insieme a quell’arnese piantato in un inesistente terreno, privo di solidità
alcuna, stanno a indicare lo scacco a cui l’umanità è condannata. Quell’inutile
ricerca di una qualsivoglia fondata certezza che non sia quella dell’umile e
precaria pratica dell’esistere quotidiano.
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