martedì 27 gennaio 2015

Amnesia


Esiste un’amnesia divina che compare nel primo romanzo LA CITTA’ SOSTITUITA (1953) e riguarda Ormazd, il creatore, in eterna lotta con il distruttore Ahriman. La perdita della memoria costringe la forza creatrice nel corpo di un comune mortale e lascia la piccola cittadina di Millgate, nelle mani del potere malvagio di Ahriman. Solo il ritrovamento da parte di Ormazd del “suo vero Io”  permette l’infrangersi dell’incantesimo sulla città e la liberazione di entrambe le divinità che possono riprendere a rincorrersi e a fronteggiarsi nell’intero universo. Ed è in uno degli ultimi romanzi DIVINA INVASIONE (1980)  che riappare ancora una divina amnesia. Il bambino Emmanuel dovrà ricordare, un poco per volta, aiutato dalla piccola Zina che lui e Zina sono il maschile e il femminile della divinità che si è scissa. La riunificazione permetterà loro di opporsi al potere del male, a quel potere che è “la cessazione della realtà, la cessazione dell’esistenza stessa. E’ il lento dissolversi di tutto ciò che è sino a trasformarsi (…) in un fantasma.” Il creatore e il distruttore, l’amnesia colpisce il primo e lascia il mondo in balia del secondo. Ma ritrovare la memoria è un imperativo anche per gli uomini, se è vero, come sostiene il romanzo RADIO LIBERA ALBEMUTH (1976) , che noi tutti viviamo ancora nell’antica Roma. Per Nicholas Brady (co-protagonista insieme allo stesso Dick del romanzo) la sensazione di non essere a Orange County in California, ma nell’antica Roma, diviene man mano una certezza: “Sentivo l’impero senza vederlo, avvertivo una grande prigione d’acciaio in cui languivano prigionieri umani.” “E sapevo, come se dentro di me ci fosse un orologio, che il tempo vero era il 70 d.C., che il Salvatore era giunto ed era morto ma che sarebbe presto ritornato” “Ed egli sarebbe tornato”  si chiede Brady “solo per scoprire che eravamo scomparsi, o peggio, che eravamo stati assimilati nelle regole dell’impero, perdendo lo stesso ricordo di ciò che eravamo veramente… o piuttosto perdendolo fino al momento in cui, col suo ritorno, Egli ci avrebbe restituito quel ricordo? Risvegliando in uomini addormentati la conoscenza perduta della loro reale natura?”  L’anamnesi, la perdita dell’amnesia permetterà all’uomo di “ricordare le sue sacre origini”. Più prosaicamente, qua e là, in vari racconti, l’amnesia umana riguarda la cancellazione di particolare scomparti di memoria, come per Jemmings PREVIDENZA (1953) che ha dovuto subirla per contratto. Le regole d’ingaggio della ditta che l’aveva assunto prevedevano di cancellare la memoria dell’intera esperienza lavorativa al termine della prestazione. Nel racconto PULCE D’ACQUA (1964)  lo scrittore di fantascienza Paul Anderson viene trasportato nel futuro ma al suo ritorno si provvede a una bella ripulitura dei ricordi di quanto ha visto. Douglas Quail MEMORIA TOTALE (racconto 1966)  invece è un modesto impiegato che sogna di andare su Marte, ma in realtà c’è già stato e più amnesie procurate nascondono verità pericolose e sconvolgenti. Dio e uomo possono essere entrambi colpiti dalla stessa sindrome, la perdita della memoria della loro vera identità, che per il divino comporta la perdita di senso del mondo con il suo conseguente sfaldarsi, mentre per l’uomo è il suo stesso esserci nel mondo che viene messo in discussione. Se il suo risveglio a una coscienza più alta, “divina” non riesce, l’altra faccia dell’anamnesi è la scoperta della propria, non umanità possibile. Nulla è dato una volta per tutte e Garson Poole, per un banale incidente, scopre che in realtà lui non era altro che una formica elettrica, un androide a cui era stato fatto credere di essere umano. LE FORMICHE ELETTRICHE (RACCONTO 1968) 

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