Carlo Formenti tra gli studiosi italiani di Dick è
quello che più di tutti ha insistito sulla religiosità dickiana, una
religiosità “non meno visionaria di
quella di Teilhard de Chardin, anche se il Dick ‘teologo’ non gode del credito
accordato al filosofo gesuita: forse perché la sua concezione religiosa è
decisamente più eretica (in quanto dichiaratamente gnostica, laddove Teilhard
de Chardin resta un pensatore cristiano, per quanto atipico)”.1 Per
avvalorare la sua tesi Formenti parla di una vera e propria folgorazione
nell’incontro di Dick con la mitologia gnostica, e di una conseguente nuova
luce sulle sue opere che avrebbero assunto “il
significato di una sorte di rivelazione a posteriori.”2 Da qui
sarebbero seguiti i romanzi di Valis e la “monumentale esegesi”, un opus che
nel suo complesso costituirebbe un “discorso
teologico complesso e coerente che, pur restando confinato nei limiti d’una
bizzarra ‘religione personale’, intuisce e descrive le suggestioni
escatologiche che emanano dalle reti di comunicazione vent’anni prima della
nascita di Internet.”3 Il difetto di questa interpretazione
teologica sta nell’accostare una visione, per quanto in odore di eresia, come
quella di Teilhard de Chardin che poggia su una solida base di fede con una
come quella di Dick che ha un retroterra affatto laico, come si evince
chiaramente dalla sua descrizione della sua personale esperienza ‘mistica’: “sostanzialmente questa è un’esperienza
religiosa, ma è anche di più perché non ci troviamo più in un mondo religioso;
io sono una persona secolare e devo comprendere le mie esperienze in questo
contesto. Altrimenti, anche se le comprendo, non posso comunicarle.”(99)
Dick è persona che vive e sente il proprio essere secolare come il personaggio
di Ma gli androidi sognano le pecore
elettriche?, Rick Deckard che non può invocare dio per essere salvato dalla
‘tomba del mondo’ come invece può fare il cervello di gallina Isidore. Come
Deckard, Dick dovrà portarsi sulle spalle il fardello della propria esistenza
umana senza il riparo di fede alcuna e pertanto non potrà più trovare
consolazione dalla disperazione. Ma dovrà, potrà tracciare un nuovo cammino per
l’umanità: “Dove questo porterà alla fine
non so dirlo, ma fino a ora in tutti questi anni nessuno è giunto a trovare
risposta alle domande che ho sollevato. Questo è inquietante. Ma… potrebbe
essere l’inizio di una nuova era del pensiero umano, di una nuova esplorazione.
Io potrei essere l’avvio di qualcosa di promettente: un primo esploratore
incompleto. Potrebbe non finire con me.”(972)
Nota 1: Carlo Formenti, Incantati dalla rete, Raffaello Cortina editore, Milano 2000, p. 80
Nota 2: ibidem
Nota 3: ivi p. 81
Lunedì 13 febbraio: ESEGESI 6 - Nell'emporio di Archer
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