martedì 13 settembre 2016

Guerra


“Dal fondo della sua opera Dick non cessa di ripetere un unico enunciato: ‘La guerra. Sempre la guerra’ (Tony and the Beetles, TONY E I COLEOTTERI, 1953). Non ha avuto inizio, non ha data di nascita, non ha un’origine definita che permetta di identificarne i motivi: ‘Non c’è stato un momento preciso in cui è cominciata’ (Breakfast at Twilight, COLAZIONE AL CREPUSCOLO, 1954). (…) La guerra, al di là della sua fenomenologia, rimane per Dick la ‘sola vera catastrofe’ (MUTAZIONI p. 89) che ci abbia mai riguardato; più che risolversi in un esercizio descrittivo, questo dato deve essere assunto come orizzonte ideale del nostro mondo, bisogna cioè ‘dare la catastrofe per avvenuta e partire da lì’ (ibid). Nell’universo di Dick si è nello stesso tempo guerriglieri e reduci.”1 Sull’onnipervasività della guerra nell’opera di Dick concorda anche la voce GUERRA di Antonio Caronia nell’Enciclopedia dickiana: “Con gli anni Settanta generali, battaglie, astronavi e missili scompaiono dalle opere di Dick. Non scompare la guerra in quanto tale, che però si allarga, acquista respiro, cambia natura, attori, scenari e finalità.”2 Non ci resta che prendere atto della totale sovrapponibilità tra i romanzi e i racconti di Dick  e la guerra; tanto che la possibilità stessa di eliminare la guerra una volta per tutte deve passare necessariamente attraverso una replica perfetta, simile fin nei minimi dettagli, della guerra stessa: “proponiamo al presidente Mendoza, là nel Campidoglio della nostra nazione, di abolire la guerra e di sostituirla con un centenario della Guerra Civile che copra un arco di dieci anni, e in seguito noi, la fabbrica Rosen, forniremo tutti i partecipanti, i simulacri – anche se il termine corretto sarebbe simulacra, perché è una specie di parola latina – di chiunque. Lincoln, Stanton, Jefferon Davis, Robert E. Lee, Longstreet, e circa tre milioni di modelli più semplici da usare come soldati, che terremo sempre disponibili in magazzino. E avremo battaglie combattute sul serio, con i partecipanti uccisi veramente, questi simulacri su ordinazione fatti a pezzi, invece di una specie di film di serie B interpretato da ragazzini del College che recitano Shakespeare. Capisci il mio punto? Ti rendi conto delle possibilità che offre?L’ANDROIDE ABRAMO LINCOLN (1962).
  1. Fabrizio Denunzio, Pieghe del tempo. I film di guerra e di fantascienza da Philip K. Dick a Matrix. Editori Riuniti, Roma, 2002. pp. 46-47.
      2. Antonio Caronia, Domenico Gallo, Philip K. Dick.La macchina della paranoia Agenzia X, Milano 2006
          http://www.agenziax.it/wp-content/uploads/2013/03/philip-k-dick.pdf   

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