Il rischio è la
caratteristica prima della vita. Ed è una donna, Annette Golding, che nel
romanzo FOLLIA PER SETTE CLAN (1963-4)
rappresenta il clan degli schizofrenici polimorfi ad affermare che “non esiste una difesa perfetta. Che non
esiste protezione. Essere vivi significa essere esposti; è nella natura della
vita correre dei rischi. E’ l’essenza del vivere.” Proteggersi dal rischio
vuol dire non vivere. E’ quello che un personaggio di NOSTRI AMICI DI FROLIX 8 (1968-69), Zeta, seguace di un movimento
politico perseguitato, chiede all’amico Nick, timoroso di prendere un opuscolo
di propaganda sovversiva: “Ma come fai ad
essere vivo se vivi così?” (…) Si deve correre il rischio. La vita stessa è un
rischio. Ti chiedi: - Ne vale la pena? – e tu rispondi: - Sì, perdio, ne vale
la pena.” Per gli androidi “il
rischio c’è in ogni caso quando si scappa e si viene qui sulla Terra, dove non
siamo considerati neanche alla stregua degli animali.” MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE ELETTRICHE? (1966). Il rischio, infine,
è la consapevolezza che nell’assumercelo liberamente noi sfidiamo, con la
sorte, anche chi ne tira i fili; come quegli alieni abitanti di Titano,
giocatori onnipotenti, che proprio per il loro assoggettamento al rischio come caratteristica
istintuale, risultano, in ultima analisi, ben più succubi del fato del misero e
precario essere umano terrestre I
GIOCATORI DI TITANO (1963).
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