“Gli
avvisi pubblicitari sono ‘notizie’. Il loro guaio è di essere sempre notizie
buone. Per equilibrare l’effetto, e per vendere le notizie buone, è necessario
avere un mucchio di notizie cattive.” 1 E in
effetti le buone notizie in UBIK
(1966) sono proprio le pubblicità che stanno ad esergo di ogni capitolo, quasi
a suggerire una possibile resistenza, rimedio alle cattive notizie, quelle che
illustrano il degrado, l’entropia e la morte che imperversano, in una spirale
esponenziale, il mondo moderno, o postmoderno che sia, in cui siamo costretti a
tentare di vivere. La pubblicità sembra allora ergersi a estremo rifugio
dell’arte, ultimo baluardo della creatività: “Sullo schermo della tv, splendidi spezzoni pubblicitari si accendevano
avanti e indietro come fuoco liquido. Sbocciavano uno dopo l’altro, si
flettevano per un istante e poi sparivano. Gli spot pubblicitari erano la forma
d’arte più elevata e i talenti più raffinati lavoravano nel settore.” LOTTERIA
DELLO SPAZIO (1954). Ma anche rimedio per i mali che più ci assillano: “Joe accese la radio per sentire se c’erano
notizie. ‘Impotenti’ disse la radio. ‘Incapaci di raggiungere un orgasmo?
Hardowax trasformerà il disappunto in gioia.’ Seguì un’altra voce, la voce di
un maschio avvilito. ‘Dio, Sally! Non so cosa mi è successo. So che ti sei
accorta che ultimamente mi sono afflosciato del tutto. Dio, se ne sono accorti
tutti!’ A questo punto intervenne una voce femminile. ‘Henry, tu hai bisogno di
una semplice pillola che si chiama Hardowax. E in pochi giorni sarai un vero
uomo.’ ‘Hardowax?’ fece eco Henry. ‘Sì, accidenti, forse dovrei provarla.’ Poi
la voce dell’annunciatore. ‘Al più vicino drugstore, oppure scrivete
direttamente a…” GUARITORE GALATTICO
(1967). Chi pensa che la pubblicità, nel suo ipertrofico sviluppo vanifichi
la propria capacità persuasiva, non capisce che il suo potere e la sua
necessità sta più nella creazione di un mondo da sogno (che porta alla
necessità del consumo) che a una banale propaganda di un singolo prodotto: “Quante
cose aveva imparato dagli spot televisivi! Gli altri erano soliti spegnere la
tv quando arrivava il momento della pubblicità, ma per lui era proprio quello
il momento di accenderla. I programmi non avevano niente da offrire se non una
morale da ceto medio, che nelle migliori delle ipotesi si traduceva in un
prodotto di grande squallore. La pubblicità invece offriva un mondo dove si
vendevano sogni, dove giovinezza e salute erano merce in scatola, e tutti i
dolori e le sofferenze venivano addolcite dalla meravigliosa visione al
rallentatore di una lunga capigliatura mossa dal vento.” LA CONQUISTA DI GANIMEDE (1964). Questo
mondo è l’incubo in cui noi stiamo vivendo; esiste una via d’uscita che non sia
come quella descritta nel racconto VENDETE
E MOLTIPLICATEVI (1964)? Ed Morris, per sfuggire alla pubblicità invasiva di
un robot tuttofare che si è infilato nel suo astroveicolo, si lancia fuori
dalla rotta superando la velocità consentita in direzione di Proxima.
All’esplosione che ne consegue, Morris, nonostante sia ferito e prigioniero tra
le lamiere, è felice: “nel silenzio della
nave distrutta, incastrato in mezzo ai rottami, osserva i due soli avvicinarsi.
Era uno spettacolo meraviglioso. Da tanto tempo desiderava vederli. Eccoli
lì,che si facevano più vicini ad ogni istante. Fra un giorno o due, la nave si
sarebbe tuffata in quella massa infuocata, per essere consumata. Ma poteva
godersi quei due giorni. Non c’era niente a disturbare la sua felicità. (…) Un
rumore. Nella massa di metallo fuso qualcosa si muoveva. Una forma contorta,
appena visibile alla luce che proveniva dallo schermo. Morris riuscì a girare
la testa. L’antrad riuscì a rimettersi in piedi. La maggior parte del tronco
era sparita, distrutta dall’esplosione. Ondeggiò, poi cadde in avanti con un
gran rumore di ferraglia. Continuò ad avanzare adagio verso lui, e si fermò a
un metro di distanza. Ci fu un rumore di ingranaggi, di relè. Un inutile
barlume di vita animò la carcassa semidistrutta. – Buonasera – disse con voce gracchiante.”
Nota 1: Marshal McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il
Saggiatore , Milano 2011