L’oblio si contrappone alla
morte in quanto permette ad ogni individuo di “smettere di essere” “ciascuno a suo modo”. In questo cercare di “smarrire sé stessi” “il cercatore di oblio
trova nel bere, nelle droghe, nella follia, nella simulazione la promessa che
il suo sogno si realizzi… ma la promessa non viene mai mantenuta. Ci è
consentito soltanto un piccolo assaggio di oblio, quel tanto che basta ad
accrescere l’appetito, il desiderio di gustarne di più.” LA CONQUISTA DI GANIMEDE (con Ray
Nelson 1964). Da uno dei primi racconti del 1953 I PIFFERAI in cui un caporale di stanza in un pianeta lontano ad un
certo punto crede di essere diventato una pianta alla richiesta che il
protagonista Seth Morley di LABIRINTO DI
MORTE (1968) fa all’Intercessore, una misteriosa potenza divina: “mi piacerebbe essere una pianta del deserto
(…) poter vedere il sole tutto il giorno. Voglio crescere. Forse un cactus su
un pianeta caldo. Dove nessuno venga a disturbarmi.”; fino alla richiesta
più radicale di Barney Mayerson a Palmer Eldritch di essere trasformato in una
pietra, con la conseguente risposta: “Ascolta
Mayerson; essere una pietra non è ciò che vuoi realmente. Quello che vuoi è la
morte.” LE TRE STIMMATE DI PALMER
ELDRITCH (1964). E allora oblio e morte di nuovo si confondono insinuando
dentro di noi: “tutto lo sfacelo
dell’universo; il freddo, la malattia e l’oblio eterno.” RADIO LIBERA ALBEMUTH (1976).
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