martedì 18 ottobre 2016

Oblio


L’oblio si contrappone alla morte in quanto permette ad ogni individuo di “smettere di essere” “ciascuno a suo modo”. In questo cercare di “smarrire sé stessi” “il cercatore di oblio trova nel bere, nelle droghe, nella follia, nella simulazione la promessa che il suo sogno si realizzi… ma la promessa non viene mai mantenuta. Ci è consentito soltanto un piccolo assaggio di oblio, quel tanto che basta ad accrescere l’appetito, il desiderio di gustarne di più.” LA CONQUISTA DI GANIMEDE (con Ray Nelson 1964). Da uno dei primi racconti del 1953 I PIFFERAI in cui un caporale di stanza in un pianeta lontano ad un certo punto crede di essere diventato una pianta alla richiesta che il protagonista Seth Morley di LABIRINTO DI MORTE (1968) fa all’Intercessore, una misteriosa potenza divina: “mi piacerebbe essere una pianta del deserto (…) poter vedere il sole tutto il giorno. Voglio crescere. Forse un cactus su un pianeta caldo. Dove nessuno venga a disturbarmi.”; fino alla richiesta più radicale di Barney Mayerson a Palmer Eldritch di essere trasformato in una pietra, con la conseguente risposta: “Ascolta Mayerson; essere una pietra non è ciò che vuoi realmente. Quello che vuoi è la morte.” LE TRE STIMMATE DI PALMER ELDRITCH (1964). E allora oblio e morte di nuovo si confondono insinuando dentro di noi: “tutto lo sfacelo dell’universo; il freddo, la malattia e l’oblio eterno.” RADIO LIBERA ALBEMUTH (1976). 

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