Un androide che nascesse
oggi proverebbe quel tipo terribile di esperienza che per il genere umano
appartiene al suo lontano passato, quello di essere stato separato, strappato
da una sorta di fusione col mondo. “Per
noi lo strappo risaliva a un lontano passato; per il Lincoln si era appena
verificato… stava ancora avvenendo.” L’ANDROIDE
ABRAMO LINCOLN (1962). Ritrovare, o
almeno riprovare momentaneamente a ricucire quello strappo primordiale rimane
un desiderio insopprimibile per l’uomo. Assolutamente vitale per chi, come i
coloni dell’inospitale pianeta marziano sono costretti a vivere in una
condizione di forzato isolamento. In un rito con bambole e facendo uso di una
droga, il Can-D, i coloni di LE TRE
STIMMATE DI PALMER ELDRITCH (1964) si trovano uniti e sperimentano una
fusione grazie alla quale “venivano
traslati fuori dal tempo e dallo spazio locali.” Quando poi il rito della
fusione diventa religioso come nel nuovo
culto di Peak, costola eretica della Chiesa Episcopale di IN SENSO INVERSO (1965) l’esperienza della “mente collettiva, rappresentava il sacramento centrale” esperibile
“grazie all’assunzione di una droga
allucinogena”. “I rapporti più attendibili, basati sulla testimonianza di prima
mano di agenti infiltrati, stabilivano categoricamente che la fusione della
mente collettiva era reale, non immaginaria”. E ancora nella religione di
Mercer in MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE
PECORE ELETTRICHE? (1966) la fusione grazie alle scatole empatiche è
tramite di una comunione collettiva di sofferenza e riscatto nella salita di
una montagna, una simbolica montagna sacra. Ma infine il miglior modo per
tentare di sanare la frattura originale tra noi e il mondo rimane sempre
quella, pur nella sua precarietà, di fare l’amore. Perché “fare l’amore è spostarsi fuori dal tempo, non ha confini, è come un
oceano. È come nell’età cambriana, prima che migrassimo sulla terra. È come se
fossimo avvolti nelle antiche acque primordiali. È l’unico modo che ci permette
di tornare indietro nel tempo. Per questo è così importante. In quei lontani
giorni, noi non eravamo divisi. Tutto era come un’enorme gelatina, con gocce in
superficie che fluttuavano come fa la schiuma sulla spiaggia.” Nel racconto
LA FEDE DEI NOSTRI PADRI del 1967.
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