martedì 24 febbraio 2015

Arte


Nel romanzo DEUS IRAE (1964-75) scritto in collaborazione con Roger Zelazny, c’è un dialogo tra il pittore focomelico Tibor Mc Master, incaricato dalla Chiesa dei Servi dell’Ira di cercare il loro Dio  per fargli il ritratto e Pete Sands, seguace della chiesa concorrente (la cristiana, divenuta minoritaria), in cui quest’ultimo parlando dei quadri del pittore americano Wyeth1 spiega perché questi gli siano sembrati eccezionalmente reali. “- Reali in che senso? - - Mostravano le cose come sono veramente. – “  Tibor non può trattenersi dal ridere e spiega a Pete che: “C’è un numero infinito di modi per mostrare come sono veramente le cose. E vanno tutti bene. Eppure ogni artista lo fa in un modo diverso. Un po’ conta quello che decidi di porre in risalto, un po’ come lo fai. Si capisce subito che tu non hai mai dipinto.”  Ma in questo modo ribatte Pete “se… quando troveremo Lufteufel, come farai a eseguire onestamente la commissione, se c’è un numero infinito di modi per farlo? Quando si mette in risalto una cosa, lo si fa a spese di un’altra. Come realizzerai un vero ritratto in questo modo? –“  E alla risposta di Tibor che ai tanti modi per farlo uno solo risulta il migliore, il perplesso Pete incalza: “- E come puoi sapere qual è? – (…) – Tibor tacque a lungo. Poi: - Ecco, - disse. – Tu fai… e senti che è… giusto. - - Non capisco ancora. – Tibor tacque  di nuovo. – Neppure io, - disse finalmente.”  L’arte rimane un mistero. Per il giapponese Tagomi LA SVASTICA SUL SOLE (1961) è la trasformazione di una cosa morta che diventa viva: “questo è il lavoro dell’artista; prende la roccia minerale della terra silenziosa e scura, la trasforma in una forma celestiale che splende e riflette la luce. Ha portato i morti alla vita. Un cadavere trasformato in qualcosa di fiammeggiante; il passato ha ceduto al futuro.” Ma occorre stare attenti a non porre l’arte al di sopra di tutto, in una sorta di autoreferenzialità che la priverebbe di qualunque valore significativo. “Per quanto riguarda poi le – inestimabili opere d’arte – non ne era troppo certo, perché non sapeva esattamente che cosa volesse dire l’espressione. A My Lai durante la guerra del Viet-Nam, quattrocentocinquanta inestimabili opere d’arte erano state vandalizzate a morte agli ordini della CIA – inestimabili opere d’arte, più buoi e polli e altri animali mai elencati. Quando pensava a queste cose il suo umore si faceva sempre po’ cupo e diventava irragionevole se si parlava di dipinti tenuti in musei e cose del genere.” UN OSCURO SCRUTARE (1973)

1 I  Wyeth sono una famiglia di artisti, N. C. Wyeth, suo figlio Andrew e il figlio di quest’ultimo James. Dalla descrizione dei dipinti si capisce che Dick si riferisce a Andrew Wyeth.

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